L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ……..DI DIRETTORE. L’INDIGNAZIONE CHE NON FA INDIGNARE GLI INDIGNATI NELL’ITALIA DELL’INDIGNAZIONE

Nel nostro bel Paese ora anche l’indignazione, che è un risentimento che si prova per ciò che si ritiene indegno, riprovevole, ingiusto, ha un colore politico. Ma come fanno gli italiani a non indignarsi di fronte ad un Premier che fa sesso, che fa regali a ragazze, che fa festini nella sua reggia di Arcore? Perché non si mobilitano per cacciarlo? Vuol dire che sono di centrodestra, dicono alcuni, e che, quindi, perdonano al Premier le sue marachelle. E altri aggiungono: ma fare sesso mica è reato? Può essere peccato per i bigotti cattolici, ma in tempo di libertà, una persona sotto le lenzuola può fare quel che vuole. Quest’ultimo pensiero del resto, nel 1968, in tempo di contestazione e di rivoluzione sessuale, era di dominio del mondo laico- laicista, era insomma una idea di sinistra, ora, invece, è diventata idea di destra. Che casino!
Dunque alla separazione tra buoni e cattivi, tra onesti e disonesti, si è aggiunta in Italia anche la categoria degli indignati e dei non indignati. “Se l’assassinio – diceva Camus – è nella natura umana, la legge non è fatta per imitare o riprodurre questa natura. E’fatta per correggerla”. Se indignarsi è naturale, l’indignazione non è fatta per imitare l’oggetto dell’indignazione o, peggio ancora, per combattere l’avversario politico, né può essere a senso unico: o ci si indigna su tutto ciò che è moralmente indegno, ingiusto e riprovevole senza fare sconti a nessuno, o l’indignazione diventa uno strumento di lotta politica. L’indignazione coinvolge sia la morale che il diritto. Per esempio, in Italia c’è chi si indigna perché esiste una legge che consente di uccidere un bambino nel seno materno, ma c’è chi si indigna contro coloro che vorrebbero abrogarla perché significherebbe togliere alle donne un diritto di civiltà. C’è chi si indigna di fronte alla prostituzione, ma c’è chi si indigna perché non si tutelano le prostitute che hanno la libertà di farlo e non si salvaguardano i loro diritti. Di fronte ad un comportamento ritenuto per la morale riprovevole, purtroppo anche l’indignazione ha cominciato ad assumere un colore politico e a diventare di destra e di sinistra; quando però un comportamento diventa reato, e questo viene dimostrato, provato con conseguente condanna, allora sì che l’indignazione, al di la del fatto etico, smette di avere un colore politico.
Siccome gli italiani hanno capito molto bene questo meccanismo, di cui l’amplificazione è la stampa e anche certa magistratura, la prima cosa di cui continuano ad indignarsi è proprio l’uso strumentale e politico dell’indignazione.
Leggendo i giornali “indignati” della sinistra e quelli “indignati” della destra, si scoprono cose di cui c’è veramente da indignarsi. C’è da indignarsi, se restiamo in ambito politico, in primis delle vicende del Premier; del concorso ad personam per la moglie di un assessore regionale del PD a Reggio Calabria; delle leggi ad personam per salvare il Premier; dei cosiddetti “responsabili” che d’un tratto diventano il fulcro della politica italiana con in testa Saverio Romano; di Fini che spacca il PDL, va a sinistra, poi a destra, e poi dice che è alternativo alla destra e alla sinistra perché entrambe conservatrici; dell’ex ministro Scaiola che, dopo lo scandalo del suo appartamento, pensa di ritornare a fare politica; dei politici di destra e di sinistra che vivono da anni in appartamenti con costi risibili come emerge dalla “nuova affittopoli”; di quei 65 deputati voltagabbana che hanno fatto in Parlamento un viaggio di andata e ritorno da destra ,al centro a sinistra; di quei politici di tutti gli schieramenti che da 40 anni vivono sulle spalle degli italiani e che ancora osano parlare di bene del Paese.
C’è ancora da indignarsi, se passiamo all’ambito della stampa, del traffico e del commercio delle notizie; dell’amnesia della giornalista di Repubblica, Cinzia Sasso, compagna del candidato sindaco del PD a Milano, Giuliano Pisapia, circa il modo come riuscì ad ottenere l’appartamento del Pio Albergo Trivulzio a costo risibile; della libertà di stampa che non è uguale per tutti e che diventa killeraggio se ad essere attaccati sono politici di sinistra e che diventa diritto di cronaca, libertà di pensiero e servizio alla democrazia se ad essere attaccati sono politici di destra a partire dal capo del governo; del blitz di una troupe di Anno zero nella abitazione di una povera vecchietta di 90 anni, madre di un deputato dell’Italia dei valori, per carpire qualche informazione sul figlio. C’è ancora da indignarsi, quando si passa al settore della magistratura, del giudice che cosparge di Nutella i bagni per fare dispetto al collega come è accaduto in un Tribunale della Sardegna o di quello che sforna sentenze col “copia e incolla” traendo il verdetto di condanna di una società pari pari dall’arringa difensiva della controparte; dell’inchiesta di Gallarate ove è stato dato incarico ad una ditta, nell’ambito di una indagine locale sull’Ufficio tecnico comunale, di trascrivere circa 300.000 mila intercettazioni, incarico che è stato rifiutato perché è stato calcolato che sarebbero stati necessari per trascriverli 1000 mesi, quasi più di 80 anni; del calvario di uno stimato medico siciliano, ex deputato di Forza Italia, Giovanni Mercadante, che è stato detenuto da innocente per due anni e mezzo solo perché in una intercettazione si parlava di lui come di persona disponibile; della Corte dei conti che si mette a fare politica dicendo no al processo breve; della prescrizione del giornalista Marco Travaglio, grande accusatore del cavaliere, a causa di un giudice lumaca che non decretando la sentenza lo ha salvato dal reato di diffamazione; dei mandati di perquisizione concessi alla polizia fino a prevedere, nel caso Ruby, la denudazione di donne per vedere se nascondessero qualche prova di reato dentro le mutandine; del giudice impiega più di un anno per scrivere un sentenza per un mafioso; del mancato accertamento della verità, dopo 30 anni, sul caso dell’abbattimento dell’aereo a Ustica o della strage di Bologna…. E potrei continuare.. ma mi fermo, cari lettori, per non rischiare di annoiarvi. I miei nonni dicevano che quando la polvere si alza non risparmia nessuno.
Gli indignati scendono in piazza in modo alternato; una volta protesta-no gli indignati “girotondini”, “grillini” “viola”, “giustizialisti” “ se non ora, quando”; altre volte scendono in piazza gli indignati “popu-listi” “ difensivisti”, “governativi”, “antigiustizialisti”. Se scendessero in piazza gli indignati senza riserve mentali e con un obiettivo comune che fosse il seguente: “andate tutti a casa tranne chi ha due legislature per non determinare un terremoto”, forse anch’io mi deciderei a scendere in piazza per manifestare la mia indignazione . Se intanto la mia indignazione ha, eventualmente, indignato qualcuno, chiedo scusa, ma prendiamoci la libertà di credere ognuno nella nostra indignazione.

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