Modica. Sebastiano Failla replica a Cecchi Paone

Il vice presidente del consiglio provinciale di Ragusa, Sebastiano Failla, ci ha inviato una lettera di risposta al giornalista Alessandro Cecchi Paone, che aveva indicato proprio nell’esponente politico modicano il motivo delle sue dimissioni da “promoter” dell’immagine di Modica. Di seguito la lettera

Gent.mo Direttore,
ringraziando il suo foglio, imparziale registratore di notizie e di opinioni di questo lembo di terra, per l’ospitalità che, mio malgrado, sono costretto a chiederLe, spinto dalle inaspettate quanto sconvenienti dichiarazioni rilasciate al suo giornale tramite una lettera , dal dott.Cecchi Paone, che continua , insalutato ospite, a protrarre una polemica sterile che mi sembra superata dai fatti , quelli sì immodificabili, e dalla cronaca. Ma tant’è.
Ciascuno qualifica il proprio intervento nel modo in cui crede piu opportuno. Di certo, la continuata ricerca di pubblicità, l’ossessiva e deliberata ricerca del “cattivo”, del “mostro”, da additare come tale, non rende onore alla cultura e alla liberalità di cui cerca di ammantarsi questo personaggio, vittima del proprio io pubblico , lontana ombra del brillante conduttore che eravamo abituati a conoscere.
Travisamenti, strumentalizzazioni più o meno interessate, equivoci in buona e in malafede, di cui la prima e unica vittima sono io. Lo sono non tanto e non solo per il danno all’immagine che si tenta, così maldestramente di provocarmi, ma soprattutto per il dichiarato e premeditato rovesciamento delle mie parole al fine di nascondere poco nobili rivendicazioni economiche , ipocritamente coperte da colpi di fulmine e da innamoramenti nei confronti della Città di Modica.
E’ un fatto che Cecchi Paone chieda denaro ( lo ammette egli stesso a questo giornale) per la società del fratello, venendo cosi ad essere pagato “di sponda”. E’ ,altresì, un fatto che l’Amministrazione comunale gli risponda picche , non credendo che quella spesa torni utile alla promozione della Città; è un fatto che io , lo ribadisco per l’ennesima volta, non ho mai associato la sua omosessualità al suo compito di promoter della Città, facendo solamente rilevare l’inopportunità della commistione delle due cose.
Per meglio comprenderci:faccia il nostro Cecchi Paone quello che desidera nel privato delle sue lenzuola. Non mischi però, i suoi personali e legittimi gusti sessuali per coprire con inesistenti omofobie la sua avidità.
Mi sento attaccato ripetutamente, gravemente e discriminatoriamente dalla immorale e furbesca modificazione delle mie parole di cui io e solo io posso essere interprete autentico. Sono certo che il dott.Cecchi Paone risponderà culturalmente e umanamente a tutti noi , come sempre capita a chi tenta di mistificare la realtà, mortificandola e modificandola a proprio uso e vantaggio e come sempre capita a chi disprezza le altrui opinioni e aizza gli animi con l’infingimento.
E’ vero, non ho il potere , vista la lontananza politica con l’attuale Giunta municipale , di fare allontanare Cecchi Paone, né l’ho mai ricercato, al contrario di chi come lui , forsennatamente, ricerca il potere, quello mediatico, per accreditare bugie come verità, supposizioni come fatti, idee opinabili e discutibili come assolute.
Come dicevo, mi sento attaccato,ma non vinto; né, credo , ci potrà essere un vincitore rispetto ad una disputa su opinioni tanto valide quanto quelle opposte.
Una breve riflessione mi viene sollecitata da questa penosa vicenda. La giro con tre punti di domanda: può pretendere chi rende pubblici dati sensibili come la propria sessualità , che altri non esprimano la propria opinione su quelle stesse vicende rese pubbliche dagli interessati? Si deve essere necessariamente essere concordi per apparire politicamente corretti? Sono, o no ipocriti, coloro i quali nascondono il proprio reale sentire per non essere vittime di spellatoi morali come quelli messi in opera dai militanti della menzogna?
Solo, spero, che si raggiunga la maturità necessaria ad evitare la ricerca di facile pubblicità ed inutili isterismi che danneggiano solo la nostra terra. Quella terra cantata da letterati dello spessore di Salvatore Quasimodo e di Gesualdo Bufalino,che poco hanno a che vedere con i numeri da avanspettacolo messi in scena da chi ormai è solo l’ombra di se stesso.
Tanto dovevo, serenamente.

Sebastiano Failla

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