L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ……..DI DIRETTORE. MODICA E LA QUESTIONE MORALE

I fatti giudiziari che coinvolgono uomini politici, sia a livello nazionale che territoriale, sono sempre quelli che creano scalpore e indignazione. Una volta un politico, poi un altro; ora di schieramento di destra, poi di sinistra, poi di centro: è un fenomeno trasversale! Modica, purtroppo, sta vivendo in questi anni una “questione morale” piuttosto preoccupante, perché si sono trovati coinvolti in situazioni giudiziarie personaggi politici che ne hanno segnato la storia e che dopo un lungo periodo hanno deluso la città. La Procura di Modica avendo consegnato alla stampa il testo integrale di sintesi dell’indagine che ha visto coinvolti il COPAI e il deputato regionale Riccardo Minardo, ha chiaramente operato un atto di trasparenza che non ha eluso neanche i particolari, ma non c’è dubbio che ogni trasparenza apre la strada alle valutazioni e ai giudizi dei cittadini, i quali, sulla base delle proprie convinzioni, traggono conclusioni finali. I commenti che sono stati pubblicati dal moderatore sul nostro quotidiano on line alla notizia degli arresti domiciliari dell’on. Riccardo Minardo esprimono disagio, rabbia, delusione, anche cinismo, il che, per un verso, è naturale e legittimo perché quanto una Procura ti mette a conoscenza di ciò di cui viene accusato un personaggio politico di spicco, anche se deve ancora essere sottoposto al vaglio di un processo, il sentimento che prevale è quello di sentirsi traditi. Sentimento rispettabile che obbedisce al bisogno di uno sfogo, ma al quale deve poi seguire un pensiero riflessivo. E la riflessione non può che essere garantista, nel rispetto di un principio contenuto nell’art. 27 della nostra Costituzione. Quando si afferma che la giustizia deve fare il suo corso, questa non è una semplice frase di circostanza, ma il riconoscimento di un principio costituzionale: la presunta illegalità commessa dal deputato regionale del MpA può legittimamente indignare la città, ma non c’è dubbio che verso la persona accusata di averla commessa non si può inveire con disprezzo e astio. Si possono chiederne le dimissioni, si può chiedergli di mettersi da parte in attesa che chiarisca la sua posizione, ma mostrare disprezzo e quanto di più negativo si nasconde dentro la nostra anima è contrario al diritto del rispetto della dignità della persona. Questo non è un ragionamento ad personam, ma vale per chiunque possa trovarsi nella posizione del politico modicano e delle persone coinvolte nell’inchiesta sul COPAI, né può ritenersi un buonismo finalizzato a forme di giustificazionismo. C’è poi una seconda riflessione che voglio fare, partendo da una domanda: che cosa vuol dire essere onesti? E’ davvero possibile essere onesti nella vita pubblica? Anzitutto va precisato che onesto deriva da “onore”, e onore indica sia la stima e la buona reputazione di cui una persona può godere all’interno della vita sociale, sia la consapevolezza della propria dignità. Va ancora precisato che il termine latino “honestas” significa anche “bellezza”, quasi ad indicare che essere persona onesta è una cosa bella da vivere, perché comporta il rispetto dei dettami della propria coscienza sociale e civile. Purtroppo, ogni uomo è sempre tentato, in virtù della propria libertà, di distruggere con le proprie mani questa bellezza. Oggi, purtroppo, la tentazione della disonestà è un fatto che coinvolge ogni individuo, anche perché esistono leggi congegnate in modo da rendere così difficile la loro osservanza pratica che le stesse persone oneste e prive di interessi propri sono spesso indotte a violarle, per cui uno dei compiti della riforma della politica è proprio quello di porre regole legali che prevengano comportamenti illegali o che comunque li favoriscano, consentendo in tal modo a tutti i cittadini onesti di partecipare con serenità al governo della cosa pubblica. E vengo ad un’ultima riflessione. Modica ha bisogno di una nuova generazione di politici, non in senso anagrafico, ma sul piano etico e della competenza politica e relazionale. Servono consiglieri e amministratori non infallibili ed impeccabili, perché non esistono, ma che abbiano dato una qualche prova, grazie alla loro fattività per la città, alla loro cultura formativa e capacità di leggere progettualmente i problemi di una comunità, di saper interpretare i bisogni di tutti e di non essere amanti di un potere che non serve a nulla se non è finalizzato al bene comune. E desidero concludere questa osservazione con cinque consigli utili per chi fa o aspira a fare politica, prendendo a prestito le parole di Don Luigi Sturzo: 1) “E’ primo canone dell’arte politica essere franco e fuggire l’infingimento; promettere poco e mantenere quel che si è promesso”; 2) “Non pensare di essere l’uomo indispensabile; da quel momento farai molti errori. Se sono gli altri a dirtelo guardati come da nemici; ti porteranno fuori strada”; 3) “Chi è troppo attaccato al denaro non faccia l’uomo politico né aspiri a posti di governo. L’amore del denaro lo condurrà a mancare gravemente ai propri doveri”; 4) “L’uomo politico non deve aver timore di dire il no più spesso che il sì. A parte il senso del dovere, il no detto con garbo ma con fortezza aumenta credito e stima”; 5) “Quando la folla ti applaude pensa che la stessa folla potrà divenire avversa; non inorgoglirti se approvato né affliggerti se osteggiato”.

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