Hanno tutti risposto in maniera esauriente alle domande del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Modica, Patricia Di Marco, alla presenza dei rispettivi difensori e del pubblico ministero, Francesco Puleio. Gli interrogatori di garanzia per l’affaire Copai, sono iniziati intorno alle nove di ieri mattina quando è arrivato in Tribunale l’onorevole Riccardo Minardo, poi di seguito è toccato alla moglie, Pinuccia Zocco, e intorno alle 12,30 sono cominciati gli interrogatori, in ordine, della presidente del Copai, Sara Suizzo, del marito, Mario Barone, e dell’imprenditore Pietro Maienza, vale a dire i cinque raggiunti da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari martedì mattina. Secondo quanto si è appreso al termine dei cinque provvedimenti, tutti avrebbero dato ampi chiarimenti sulle rispettive posizioni riguardo il Consorzio e le società che hanno girato attorno all’organismo. “I nostri assistiti – puntualizza l’avvocato Carmelo Scarso, difensore di Minardo(la moglie è stata assistita dall’avvocato Raffaele Pediliggieri) – hanno dato la loro versione con molta serenità. Hanno spiegato come stavano le cose suffragando il tutto con la produzione di atti e documenti. Adesso attendiamo le decisioni del Gip”. I due coniugi modicani avrebbero sostenuto di conoscere bene solo la Suizzo, mentre hanno sottolineato che il marito di quest’ultima e Maienza li conoscevano solo di vista. Dopo Minardo e Zocco, è entrata la Suizzo e quindi Barone, entrambi assistiti dall’avvocato Giovanni Riccotti La Rocca. “Hanno risposto al magistrato – dice il difensore – non si sono astenuti da nulla, hanno cercato di fare chiarezza sulle accuse che sono loro contestate”. Gli interrogatori si sono conclusi intorno alle diciassette. Complessivamente sono diciotto le persone coinvolte. A Minardo, Zocco, Suizzo, Barone, Maienza ma anche a Carmelo Emmolo, che comunque non ha provvedimenti restrittivi a carico, sono stati contestati l’associazione per delinquere finalizzata ai delitti contro la Pubblica Amministrazione e il patrimonio e in particolare alle truffe aggravate ai danni dello Stato, di altri enti pubblici e della Comunità Europea, alle malversazioni e al riciclaggio, giovandosi del parlamentare per il conseguimento di contributi, finanziamenti ed erogazioni pubbliche avvalendosi di documentazione materialmente e ideologicamente falsa, di rappresentazione di fatti non rispondenti al vero, di fatture per operazioni soggettivamente od oggettivamente inesistenti attuate allo scopo di consentire l’evasione fiscale e di documentare costi in realtà non sostenuti. I difensori già ieri hanno presentato istanza di revisione del provvedimento restrittivo per tutti e cinque ma, nell’eventualità, sono pronti a rivolgersi al Tribunale del Riesame di Catania. A questo punto il Gip ha cinque giorni di tempo per decidere per cui entro mercoledì si saprà se gli indagati potranno tornare in libertà. Resta inteso il fatto che contemporaneamente il pubblico ministero deve dare il proprio parere sulla richiesta di revoca della custodia domiciliare.
Copai/Minardo. Interrogati l’on. Riccardo Minardo e gli altri quattro arrestati
- Aprile 29, 2011
- 6:22 pm
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