Copai/gate. Ieri il Riesame di Catania ha processato Suizzo, Barone e Maienza

L’attesa non è stata soddisfatta anche se in queste ore si saprà certamente la sorte dell’onorevole Riccardo Minardo e della moglie Pinuccia Zocco, legata alla decisione del Tribunale per il Riesame di Catania. Ieri un secondo Collegio ha esaminato la posizione degli altri tre indagati nell’operazione Copai Gate eseguita dalla Guardia di Finanza, e cioè Sara Suizzo, presidente del Consorzio, Mario Barone, marito di quest’ultima, e l’imprenditore edile di Santa Croce Camerina, Pietro Maienza. Come per Minardo e moglie, martedì, anche ieri è stato presente il Procuratore della Repubblica di Modica, Francesco Puleio, il quale ha sostenuto l’accusa ritenendo sussistano ancora i gravi indizi di colpevolezza. Hanno trattato per prima la posizione di Maienza, patrocinato dall’avvocato Gianluca Gulino, in circa un’ora, poi è toccato ai due coniugi di Santa Croce Camerina, assistiti dall’avvocato Giovanni Riccotti La Rocca, per i quali accusa e difesa si sono confrontati in maniera puntigliosa e, come lo stesso legale definisce “corretta e completa”, in un’udienza durata circa due ore. Anche sulla richiesta di revoca dei domiciliari di questi ultimi il Tribunale del Riesame è andato in riserva. Avrà tempo fino a martedì prossimo. Come si ricorderà, una settimana fa il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Modica, Patricia Di Marco, aveva rigettato la richiesta di modifica della custodia cautelare ai domiciliare per tutti ritenendo sussistente un pericolo di inquinamento delle prove considerato che le indagini sono ancora in corso. I difensori di Minardo e consorte, gli avvocati Carmelo Scarso e Raffaele Pediliggieri, avevano chiesto anche che i due congiunti potessero trascorrere la detenzione domiciliare presso la stessa abitazione ma anche questa non era stata accettata. Allo stato il parlamentare si trova nella villa di Contrada Cappuccina mentre la moglie è nella casa di Corso San Giorgio. A tutti viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla malversazione. Ai due congiunti modicani sono contestate due somme: 195 mila euro, quella, in pratica, per l’acquisto di Palazzo Lanteri a Modica da parte dell’Archè Kronu srl, società in cui anche qui presidente era la Suizzo e sua vice Pinuccia Zocco, e 70 mila euro, passati per i conti correnti del parlamentare, sua moglie, la Suizzo e Barone, e per la quale ci sono state motivazioni contraddittorie davanti al Gip. Si tratta dei sette assegni da diecimila euro ciascuno che secondo l’accusa sarebbero stati dati da Sara Suizzo a Minardo che a sua volta li avrebbe consegnati alla moglie, che poi li avrebbe negoziati col contante per acquistare un immobile per una delle loro figlie.

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