Di fronte al silenzio che era calato sui temi referendari e ai continui tentativi del governo di pregiudicarne lo svolgimento, il Comitato di Modica per il Sì ai referendum si era dato appuntamento, domenica 5 giugno, presso la via principale della città, per provare a realizzare, con la metodica del flash mob, alcune riprese filmate e fotografiche utili a rendere più efficace la divulgazione delle motivazioni del sì ai referendum.
Il risultato è andato al di sopra di qualsiasi aspettativa, in quanto agli intervenuti si sono aggiunte tantissime persone, tra cui moltissimi giovani, in gita con le rispettive classi e relativi insegnanti, che si trovavano a transitare nella zona e che hanno consentito di creare una improvvisata ed inaspettata messinscena che ha entusiasmato i partecipanti ed ha riscosso il plauso e il consenso da parte dei passanti-spettatori.
Dalle immagini riprese da un videomaker, spontaneamente intervenuto a questa imprevedibile aggregazione di persone, unite evidentemente da un comune sentire verso i temi referendari, è stato tratto un video che ha suscitato l’interesse di testate locali e nazionali, del mondo dei social network e di ogni sorta di contenitori di informazioni, ricevendo l’attenzione di migliaia e migliaia di utenti e lettori.
Era stato raggiunto, quindi, l’obiettivo. Peccato, però, che a margine di questa iniziativa, abbia fatto seguito una sconcertante notizia, ovvero la notifica di una denuncia da parte del Commissariato di P.S. di Modica nei confronti di uno dei partecipanti all’iniziativa, Nino Cerruto, per aver “organizzato un corteo a sfondo politico con volantinaggio senza darne il prescritto preavviso al Questore di Ragusa, nonché per aver sfilato in corteo non autorizzato, indossando una tuta bianca con cappuccio e mascherina, rendendone difficoltoso il riconoscimento”. “Pur non volendo entrare nel merito della denuncia – dice il Comitato – non possiamo non esprimere profonda amarezza ed indignazione per una scelta che sembra voler indicare, quali soggetti che commettono reati e nei confronti dei quali è necessario il giudizio di un tribunale, dei cittadini che pacificamente e in totale trasparenza di azione hanno inteso esprimere il proprio pensiero – peraltro durante una campagna referendaria. Intendendo, tuttavia, rispettare la scelta degli organi di Polizia, siamo obbligati ad autodenunciarci quali complici di Nino Cerruto e coautori di tali ipotetici reati.