L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……… di Direttore. IL CASO DELLA COOPERATIVA QUETZAL-LA BOTTEGA SOLIDALE DI MODICA: UN FATTO DI INGIUSTIZIA SOCIALE?

Ho ricevuto qualche giorno fa, sulla mia posta elettronica, da parte di un cittadino modicano una “Lettera aperta” inviata al sindaco Buscema e ai cittadini modicani, riguardante il caso del licenziamento delle tre lavoratrici della cooperativa Quetzal-La Bottega solidale di Modica. Nel nostro quotidiano on line è stato dato spazio a quanto denunciato nel documento, mentre ho avuto, per un po’, qualche perplessità ad intervenire con una mia osservazione atteso che la Lettera non riporta i nomi delle lavoratrici, per cui potrebbe essere stata scritta da chiunque. Considerato, però, che conosco l’indirizzo e-mail di chi me l’ha inviata, che so essere persona perbene, onesta e responsabile, credo che sia opportuno che sulla vicenda si faccia una riflessione nella prospettiva di una trasparenza veritativa.
Il fatto è già noto: tre dipendenti vengono licenziate dalla Società datrice di lavoro Quetzal, che giustifica il suo provvedimento sostenendo che “la situazione di crisi aziendale e l’incollocabilità delle lavoratrici ad altre mansioni hanno reso impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro”.
Sotto questo aspetto, pur se doloroso e drammatico per le persone coinvolte, credo non ci sia nulla di illegale; in un tempo di crisi come quello che viviamo può capitare, anzi capita in numerose aziende del Paese.
Ciò che però lascia perplessi, qualora dovesse risultare a verità, è quanto nel documento viene indicato come “motivazione reale” , diversa da quella “formale”(cioè la mancanza di lavoro), ed ossia “la volontà di eliminare dall’organico della cooperativa Quetzal” queste tre lavoratrici giudicate “ ‘non allineate’ alla logica settaria di un certo solidarismo di facciata
dietro il quale si celano le recondite bramosie della soddisfazione consumistica”.
La cooperativa Quetzal-La Bottega solidale opera da anni a Modica e credo si sia guadagnata sul campo una credibilità di azione e di rispetto che al vedere scritte affermazioni come quelle di cui sopra viene il dubbio se credervi o meno. Che le tre dipendenti licenziate abbiano protestato per la perdita del lavoro è sicuramente legittimo e giustificabile, ma l’essere andati oltre la protesta con un “documento-denuncia” da far conoscere a tutti i cittadini modicani induce a dire che c’è qualcosa sotto che necessiterebbe di essere chiarita dalla Coperativa Quetzal nel quadro di una logica etica di trasparenza e legalità. La Lettera- denuncia ipotizza infatti, nei confronti di quest’ultima,comportamenti e atteggiamenti eticamente inaccettabili, sempre se rispondenti a verità: le lavoratrici usano parole e frasi pesanti come “punire”, “ripicche”, “reiterate vessazioni personali quotidianamente subite nel posto di lavoro”, “scelte gestionali fatte da personaggi animati da un vezzo mitologicamente sinistroide”, di “inutili rassicurazioni del sindaco, per non dire offensive”.
Ciò che stranizza ancor di più, e che sembrerebbe rendere vere le supposizioni delle tre licenziate, è la contraddizione comportamentale della società datrice di lavoro, la quale da una parte denuncerebbe una situazione di difficoltà finanziaria e produttiva, dall’altra avrebbe deciso – si legge nella Lettera “di assumere nuovi dipendenti, sicuramente puntando sul fatto che i nuovi oneri retributivi sarebbero stati compensati dai licenziamenti delle ‘dipendenti scomode’”. Io credo che qui c’è qualcosa che non funziona. Forse sul piano giuridico può essere tutto regolare, ho comunque qualche dubbio, ma certamente sul piano etico togliere il pane ad alcuni per darlo ad altri mi sembra un gesto di ingiustizia sociale.
La parte conclusiva della Lettera-denuncia è,infine, un fiume in piena. Le tre licenziate si abbandonano a giudizi morali pesanti con punte di estremizzazione che non si capisce se dettate dalla rabbia, legittima e giustificabile, per la perdita del lavoro, oppure da contrapposizioni verso la politica ideologica dei dirigenti de La Bottega solidale, definiti “nuovi profeti della sinistra anarchico alternativa”, e ritenuti responsabili di aver creato una sorta di “muro di gomma eretto dall’ipocrisia dominante di certi settori del mondo cattolico ( in particolare del fantomatico e simil massonico “Gruppo di San Pietro”) e del mondo del volontariato catto-comunista”.
Rispetto al contenuto di questa Lettera aperta rimangono certamente delle ombre su cui occorre che scenda la luce. Il valore di questo documento,infatti, supera il dato strettamente privato di un licenziamento di tre persone, ma tira in ballo problemi che vanno oltre, per il fatto che il destinatario del documento è la città.
C’è un diritto- dovere di informazione, c’è la libertà di opinione e di espressione che è un diritto inalienabile, c’è il diritto a difendere il proprio posto di lavoro, ma c’è anche il diritto-dovere di dare risposte non solo alle interessate, ma anche alla stessa città di Modica. Il silenzio, atteso che sulla vicenda è intervenuta solo la CISL, è un brutto segnale. E di silenzi, ma posso essere stato anche disattento, se ne sono visti parecchi: quello di Sinistra e Libertà, quello di Una Nuova Prospettiva, quello del PD e quello dell’opposizione, quello della camera del lavoro e di certi periodici locali, tutti sempre attenti a denunciare quanto qualcosa porta dentro di sé motivi di sospetto. Il lavoro, al di la di tutto, non ha colore politico né religioso, non è di destra né di centro né di sinistra, per cui se le tre lavoratrici sono state licenziate ingiustamente si intervenga, se sono state licenziate per “giusta causa” dispiace per loro e forse occorrerebbe fare qualcosa per dare un aiuto diverso, ma non ci si può arrampicare sugli specchi. In tutto e per tutto, in qualunque caso, è la verità che deve prevalere: sia per il bene delle tre dipendenti, sia per il bene della cooperativa Quetzal, che ad oggi è stata sempre stimata, sia per il bene della città.

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