Processo “Modica Bene”. C’è un’altra verità?

Ci sarebbe una seconda verità nell’inchiesta “Modica Bene” nella quale sono implicati, in particolare, politici e imprenditori, per la quale è in via di definizione il processo davanti al Gup, Patricia Di Marco. Una seconda, verità contenuta nei sessantasei verbali che sono venuti fuori dopo la chiusura delle indagini preliminari, su segnalazione dell’avvocato Mario Caruso, difensore dell’ex parlamentare dell’UdC, Peppe Drago, e degli ex assessori comunali Carmelo Drago e Giorgio Aprile. Il legale, nell’udienza di venerdì ha parlato per oltre tre ore ma non ha concluso la sua arringa. Proseguirà il prossimo 22 settembre(è un’udienza interlocutoria rispetto a quella già programma per il 14 ottobre visto che la seconda parte dell’intervento si preannuncia della stessa entità temporale). Secondo Caruso ci sarebbero dei passaggi non chiari e per questo li ha sviscerati con certosina analisi, ponendo, tra l’altro, in evidenza la “presenza” di una quarantina di intercettazioni riguardanti un noto imprenditore modicano (rimasto “estraneo” al processo) ed uno degli imputati che avrebbero potuto chiarire sin da allora come i fatti contestati agli imputati s’inseriscano sempre in un contesto di prestiti e mai di di “tangenti”. Queste intercettazioni e gli interrogatori conseguenziali risultano, secondo la difesa, in conflitto con tutto il teorema accusatorio alla base delle indagini. Il difensore ha poi passato in rassegna i prospetti delle movimentazioni bancarie redatti dalla Guardia di Finanza, sostenendone l’inattendibilità per la loro lacunosità e per evidenti errori, tanto da renderli inutilizzabili. Tutto questo, ha spinto il difensore a definire l’inchiesta “un gigante dai piedi d’argilla”.

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