L’incendio all’impresa Adamo di Modica e le polemiche sui vigili del fuoco. Ci scrive Giorgio Zaccaria

Il consigliere comunale di Modica, Giorgio Zaccaria, che nella quotidianità è un vigile del fuoco, ha inviato una lettera alla nostra redazione dopo le accuse rivolte all’operato dei pompieri, in merito all’incendio che ha distrutto l’azienda Adamo Legumi e friutta secca di Modica Alta, non ultimo quelle di Concetta Spadaro, iscritta al Movimento Cittadini Liberi. Di seguito il testo:
“Apprendo con rammarico che il vostro blog si presta a dare spazio ad atteggiamenti isterici da parte di qualche blogghista che, quanto ancora rivolti ai politici e all’amministrazione, rientrano nella dinamica della dialettica politica e nel diritto sacrosanto dei cittadini nel giudicare l’operato della politica.
Del resto, viviamo in uno stato democratico dove il popolo è sovrano ed ha diritto di fare le proprie considerazioni quando si ritrova a dover eleggere i propri rappresentanti.

E devo dire che ho avuto tante perplessità nel scrivere questo comunicato, non tanto per il fatto che mi coinvolge personalmente in quanto vigile del fuoco e quindi, con il rischio di incorrere a convinzioni personali e di parte da non essere equilibrato nell’esprimere giudizi, ma anche dal fatto di aver conosciuto fin dall’infanzia Giorgio, e la tragedia che ha colpito lui e la sua famiglia, richiedono sobrietà, rispetto e profondo cordoglio.  Ma, l’insistenza delle critiche e delle denigrazioni verso i vigili del fuoco, i quali meritano altrettanto rispetto, per il lavoro che svolgono giornalmente nel portare aiuto alla gente senza pregiudizi e senza timore di pericolo, hanno fatto svanire le mie perplessità. Senza cadere nell’ovvio e nella demagogia citando i tanti pompieri che sono morti nelle torri gemelli, sapendo benissimo qual era il loro destino, voglio citare, solo a titolo di esempio, quelli che si sono prodigati per le varie calamità naturali quali, tra le più recenti, quelle del terremoto dell’Abruzzo o l’alluvione di Messina dove, anche i pompieri del comando di Ragusa, scavavano a mani nudi per trarre in salvo la gente.

Ma l’opera dei pompieri non si riduce solo allo spirito della solidarietà umana che, anche quanto importante, potrebbe non bastare a compiere quella che noi consideriamo una missione e una ragione di vita.
Un pompiere è addestrato non solo per combattere il fuoco, ma anche per combattere l’acqua, il vento e il fango nelle alluvioni, per estrarre le persone sotto le macerie di un terremoto, per gli incidenti stradali, per il salvataggio delle persone e degli animali, e tante altre e sparute tipologie di interventi, compreso l’apertura porta alla vecchietta che è rimasta fuori casa o il classico gattino rimasto sopra l’albero.
Per fare anche il più insignificante di questi lavori ci vuole tanto addestramento e tanta preparazione. Tale preparazione ti consente di valutare i vari rischi che si possono incorrere, ad esempio quelli per un incendio di magazzino, dove le temperature raggiungono valori tali da far collassare in un attimo una struttura d’acciaio o di calcestruzzo, e che prima ancora di salvare la merce che vi è dentro, devi pensare di salvare la tua pelle. E non sempre quello che per la gente comune può sembrare ovvio, lo è nella realtà di un intervento.
E certamente viene da sorridere, quando tale professionalità e preparazione dettata da tanti anni di esperienza di soccorso, è messa in discussione magari da persone incompetenti o professionisti dell’antincendio dell’ultima ora. Capisco anche, che un fatto così eclatante, come la scomparsa di una persona per bene, laboriosa e stimata, possa provocare un senso di rabbia e di disperazione così da prendersela con il mondo intero.
Ma voglio solo ricordare che l’amicizia verso Giorgio Adamo non è esclusiva solo di poche persone, ma anche di molti pompieri, tra i quali tanti rientrati in servizio volontariamente, che sono intervenuti a spegnere l’incendio senza risparmiarsi minimamente. Mi auguro che, passata la disperazione del momento, queste persone possano ravvedersi dai loro giudizi e possano vivere serenamente”.

Giorgio Zaccaria

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