Scicli, rifiuto di generalità e oltraggio. Testimoni al processo rischiano incriminazione

Rischiano l’incriminazione per falsa testimonianza tutti i testimoni del processo contro lo sciclitano Giovanni Emmolo, 33 anni, denunciato nel mese di maggio del 2007 da un ispettore di polizia municipale di Modica, per rifiuto di generalità e oltraggio a pubblico ufficiale. Il giudice monocratico del Tribunale di Modica, Antongiulio Maggiore, ha condannato l’imputato a centoquaranta euro di ammenda ritenuto che per la seconda imputazione era stato rilevato un vizio nella querela, ed ha disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero affinchè sia valutata la posizione dei testi, compresa la moglie di Emmolo, perchè, secondo il magistrato, avrebbero rilasciato dichiarazioni non attendibili durante il dibattimento. Il pubblico ministero, Veronica Di Grandi, aveva chiesto la condanna per il giovane. Il vigile urbano si era costituito parte civile attraverso l’avvocato Fabio Borrometi. Era stato proprio quest’ultimo a chiedere al magistrato la trasmissione degli atti alla Procura per via di diverse imprecisioni e contraddizioni tra i diversi testi della difesa. I fatti si erano verificati una domenica in Corso Umberto, durante l’orario in cui vige l’area pedonale. La polizia municipale aveva multato alcuni veicoli in sosta vietata. Ad un certo punto, due giovani, Emmolo e l’allora fidanzata si erano avvicinati contestando la multa. Dopo avere insistito, nonostante le spiegazioni del vigile, quest’ultimo aveva chiesto i documenti per la rituale contestazione ma Emmolo si era rifiutato ripetutamente e addirittura aveva detto al tutore del traffico “chiama i carabinieri, io eventualmente sono seduto al bar”. Attraverso il numero di targa si è risaliti ai due giovani, l’auto era intestata al padre della ragazza, e alla denuncia di Emmolo. Durante il dibattimento, il giudice ha messo a confronto l’ispettore di polizia municipale e alcuni dei testi che si sono contraddetti tra loro

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