Ospedale Modica. Cardiologia a ranghi ridotti. In servizio solo sette medici

Cardiologia a ritmi ridotti all’Ospedale Maggiore di Modica. Difficoltà a garantire i turni per la mancanza di due cardiologi il che comporta disagi anche all’Ospedale Busacca di Scicli. Da alcuni giorni delle nove unità, oltre al primario, due cardiologi sono assenti per motivi di salute: uno è rimasto vittima di un incidente stradale in motocicletta mentre un’altra è in stato di gravidanza. Al “Maggiore” si deve garantire il reparto e anche l’Utic ma si deve garantire l’assistenza anche nella stessa unità operativa del nosocomio di Scicli. Dall’Asp Ragusa fanno sapere che si sta cercando di mantenere l’assistenza. I degenti da Scicli sono prelevati, trasferiti a Modica per gli accertamenti e riportati al “Busacca”, non sono quindi lasciati al loro destino. I turni, dunque, sono gestiti con sette unità e le difficoltà sono enormi. L’azienda sta correndo ai ripari ed ha affidato un incarico di diciotto ore ad un cardiologo per svolgere l’attività presso l’ospedale sciclitano. L’allarme cardiologia era stato lanciato nei giorni scorsi dall’onorevole Roberto Ammatuna che aveva fatto riferimento anche ad altri reparti e al personale e aveva invitato il Direttore Generale dell’Asp, Ettore Gilotta, ad intervenire per porre in essere tutti gli strumenti a sua disposizione
e “porre rimedio ad una situazione che oggi è diventata urgente e drammatica”. “Questo – aveva incalzato – vale sia per la tutela dei cittadini che per la salvaguardia degli operatori sanitari, che non possono affrontare le emergenze senza avere gli strumenti necessari”. “Pur cercando di evitare allarmismi – aveva detto – non posso esimermi dall’esternare una seria preoccupazione per i servizi di emergenza in particolare del Busacca. Nel nosocomio sciclitano il Pronto Soccorso è costretto a lavorare con un laboratorio analisi funzionante solo
dalle otto alle 14, la radiologia dispone della presenza di un medico soltanto per la mattina e da oggi non è più garantito il servizio di cardiologia. Se a tutto questo aggiungiamo il continuo trasferimento di infermieri presso altri presidi sanitari, il quadro è completo”.

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