L’addio a Giorgio Buscema da Giorgio Caruso

La notizia mi ha colpito a migliaia di chilometri di distanza. Ed è arrivata nella maniera più emblematica: attraverso le pagine del giornale letto sull’ipad. Era capitato che, per notizie così “eclatanti”, mi ritrovassi fuori dall’edicola di piazza Corrado Rizzone, a commentarle col Professore Buscema.
Stavolta però non c’era né l’edicola, né l’edicolante e né il Professore, perché, stavolta, la notizia era proprio “lui”.
L’unico commento è stato il pianto. Lacrime che ti sgorgano da dentro in maniera improvvisa ed irrefrenabile, come quando perdi un parente o un amico caro o, più semplicemente, una persona a cui volevi bene. Volevo bene al Professore Buscema perché sapevo che, in fondo, anche lui me ne voleva. Non si spiegano in altro modo le tante e lunghe mattinate trascorse insieme tra corso Umberto, piazza Monumento e palazzo San Domenico, i thè freddi bevuti insieme tra un suo aneddoto, un ricordo ed una mia domanda, o anche le domeniche pomeriggio allo stadio, tra un assist di un imprecisato giocatore avversario ed il calcolo perduto dei calci d’angolo la cui soluzione era sempre un convenzionale “6-3 per il Modica”.
Il Professore Buscema, assieme a Saro Cannizzaro ed a Tino Iozzia, sono stati i primi a darmi fiducia ed aiutarmi nei primi passi tra le “fonti istituzionali”, “virgolettati” e righe di giornale. Sono stati coloro che mi hanno fatto innamorare di Signora Giornalismo.
Il Professore Buscema ne era innamorato. Non ne era geloso ma era aperto a far conoscere l’amata (professione) solo a chi intravedeva esserne predisposto ad amarla realmente e non per “spodestarlo” o per “crearsi posizione sociale”.
Giorgio Buscema, maestro e professore, ma soprattutto penna. Semplice nel suo modo di scrivere, comprensibile sempre e capace di prendere per mano il lettore e condurlo a capire la “notizia”. Ha raccontato questa città, ogni giorno, da quando aveva 14 anni. Ne conosceva il battito quotidiano, sapeva coglierne aspetti e, nonostante la routine in cui una realtà come quella modicana spesso cade, è riuscito a tenerla desta con la sua penna. Sempre prudente, mai sopra le righe né tantomeno polemico. Poche volte ha scritto in prima persona. Il virgolettato come “pane quotidiano” “perché – mi diceva – la gente vuole sapere cosa dice questo o quello e ciascuno si assume la responsabilità”.
Giorgio Buscema sportivo e calciatore, legato al passato ma mai ancorato ad esso, capace di entusiasmarsi e sempre pronto a scrivere di tifosi “pronti a sventolare vessilli rossoblu”.
Giorgio Buscema scrittore ed amante di Modica. Appassionanti i suoi racconti sul passato della città della Contea, memorabili le prolusioni alla domenica di Pasqua sulla tradizione della “Madonna Vasa Vasa”, straordinarie le sue parole sul rapporto tra Modica ed i Bufalino, Sciascia e Brancati, di cui ha scritto pagine su “La Sicilia” e libri dati alle stampe.
Giorgio Buscema, il “decano”. Il suo sorriso diventava largo e sornione quando lo si indicava con questo nomignolo. Sapeva che era punto di riferimento ma non se ne vantava né tantomeno si imponeva come tale.
Giorgio Buscema al passo coi tempi. Raccontava di quando i pezzi si dettavano al telefono, tra mille problemi e refusi, ma anche di quando le foto si inviavano “fuori sacco” col bus a Catania. Era stato capace di passare al fax, spesso chiesto in prestito a Marco Sammito in ufficio stampa al Comune, ma anche al pc portatile ed alle chiavette internet “quando mi trasferisco alla Michelica o a mare sono la mia salvezza!”.
Giorgio Buscema il “saggio”. Quando gli dissi che avevo accettato la proposta di spostarmi a Roma, lo vidi realmente felice. Mi parlò da “zio” e mi parse di rivedere una scena di “Nuovo cinema paradiso”.
Giorgio Buscema il modicano. Sorriso sempre pronto, spirito attivo, agenda marrone sotto braccio, appunti presi di traverso con scrittura larga ed ampia e fisico da quercia abbattuto solo da un maledetto male.
Me lo immagino adesso guardare Modica qualche metro sopra la torre dell’Orologio. Al suo fianco Ciccio Belgiorno, caratteri e spiriti diversi ma identico amore per la città, e Loredana Modica, penne spesso distanti ma uguale capacità di coinvolgere col sorriso, oltre ai tanti altri che li hanno preceduti ma che non ho conosciuto.
Il cielo di Modica può vantare una bella redazione!
Arrivederci Professore…”eventualmente ci sentiamo per telefono”.

La proposta:
il giorno in cui lo stadio Caitina si doterà di una tribuna stampa, propongo che questa venga intitolata a Giorgio Buscema.
Istituzione di un premio “Giorgio Buscema” riservato agli alunni delle scuole elementari della città. Obiettivo sarà quello di creare coscienza civica e amore per Modica e le sue tradizioni, nelle giovani generazioni. Verranno premiati quindi i lavori, su Modica, redatti al termine di ricerche su proverbi, modi di dire, tradizioni e rituali.
Non un doppione del premio intitolato a Loredana Modica, per il quale la politica dovrebbe impegnarsi realmente a tramutare le parole in fatti, ma una iniziativa volta realmente a contagiare i più giovani con l’amore profondo per la città.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa