L’OSSERVAZIONE DAL BASSO………di DIRETTORE. GIORGIO BUSCEMA SCRITTORE, MODICA E VITALIANO BRANCATI

La dipartita di Giorgio Buscema ha lasciato un vero vuoto nella città di Modica. Sull’uomo e il giornalista hanno scritto in tanti, e condivido e sottoscrivo totalmente quanto è stato scritto. Per ricordare questo galantuomo figlio di Modica voglio pertanto puntare la mia osservazione su “Buscema- scrittore”, attento interprete dei fenomeni culturali, delle tradizioni, dei costumi e delle consuetudini della terra iblea. E lo voglio ricordare parlando del suo ultimo volume, un vero atto di amore alla città di Modica:“Vitaliano Brancati e Modica”. Questo libro vide la luce, grazie alla sua certosina pazienza, nel 2008 e, per certi aspetti editoriali, ci lavorammo insieme.
Buscema aveva dentro di sé il forte desiderio di ricostruire, attraverso testi narrativi di Brancati, testimonianze, articoli e documenti, foto e materiali vari, la “dimensione relazionale” tra lo scrittore pachinese e Modica, facendo emergere le connotazioni essenziali di un processo affettivo divenuto “letteratura e cinema” . Scorrendo infatti le pagine del libro di Giorgio , si può avere, ad esempio, il piacere di leggere le testimonianze di alcuni personaggi del film “Anni difficili”, uscito nel 1948, e tratto dal racconto di Brancati “Il vecchio con gli stivali”, pubblicato nel 1944; testimonianze come quelle di Massimo Girotti e dello stesso regista del film Luigi Zampa, nonché di modicani con il ruolo di semplice comparsa, come il professore Alfredo Garofalo, reclutato per assumere il ruolo di un militare tedesco, e il rag. Raffaele Di Maria, che prese parte ad una scena ripresa nei locali della Società Operaia.
Il lavoro di Giorgio Buscema ci rimane oggi come “segno” della sua personale testimonianza affettiva, nonché di quella di Brancati, per la nostra città.
La sua ricostruzione ha il pregio di tessere, come in un mosaico, le angolazioni scrittorie di Brancati, specialmente del romanzo “L’amico del vincitore”(1932), ove Moduca, – così la chiama – “città della Sicilia, nella quale i giovani del paese si recavano per compiere gli studi”, viene osservata nelle sue articolazioni paesaggistiche.
Il materiale che Buscema è riuscito a mettere insieme e che vede al suo interno, oltre a frammenti di alcune opere di Brancati anche interventi e scritti di Leonardo Sciascia, Corrado Brancati, Domenico Rapisardi, ha una strutturazione teleologica poggiata su accorgimenti letterari che danno di Brancati le coordinate di uno scrittore che vive il suo rapporto con la città di Modica in modo intenso e fortemente connotato da rintocchi affettivi e memoriali. Giorgio Buscema riesce con maestria a far cogliere tutto ciò che Brancati trasporta nella sua narrazione, e in particolare le luci e le ombre inquietanti del Sud, di questo particolare lembo di Sicilia, del quale fa risaltare la “pulsione barocca” che si sprigiona dalla forza delle pietre e del paesaggio.
Dopo la sua scomparsa, questo libro può ritenersi certamente, nella sua sintesi, un documento letterario che serve a ricordarci del rapporto di Buscema con la sua Modica per mezzo di Brancati.
Giorgio Buscema, Modica e Brancati: una “mutua relazione” di cui ora potremo sempre fare memoria. Grazie a lei, professore Buscema, potremo sempre consultare un libro che ci aiuta a non dimenticare che Modica è divenuta letteratura e rappresentazione cinematografica, “lezione ironica ed umoristica” consumata all’interno di un viaggio attraverso il fascismo. Grazie a questa sua fatica potremo rivedere la sua immagine in quella “narrazione” brancatiana di luoghi baciati dal sole e sovrastati dall’armonia di colline come il Pizzo, l’Idria, ( che sembrano avere assunto il ruolo di custodi e testimoni silenziosi del cammino della città, costellato di fatiche e di passioni) e , in particolare, Monserrato, di cui lei ci ha dato immagini esaltanti facendoci notare come Vitaliano Brancati sia riuscito a coglierne la poesia e l’incanto come in una mitica fiaba, e a percepirne lo sguardo mentre sembra parlare ora d’amore, ora d’amicizia, ora di sofferenza ora di nostalgia di quel mondo semplice e genuino dei nostri padri, che incarnavano i valori etici essenziali di una civiltà patriarcale rimasta indelebile nella memoria e di cui lei, caro e amato Giorgio Buscema, è stato cantore e attento osservatore.
Voglia salutarla dicendole – con le parole di Ovidio – Professore “abbiti come regalo il cielo!”.

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