L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……… di DIRETTORE. MODICA E IL “FESTIVAL DEL GIORNALISMO”. QUELLO VERO(!?)

Il titolo di questa mia osservazione l’ho preso da un comunicato stampa che gli organizzatori del “Festival del Giornalismo”,(!?, i punti li ho inseriti io) che si è tenuto a Modica a fine agosto, hanno inviato in redazione e che nel sito che dirigo è stato pubblicato integralmente. Si parla di “straordinaria presenza di pubblico, nella suggestiva cornice dell’Atrio Comunale di Modica” e vi si afferma che “Modica, per quattro giorni, si è trasformata nella capitale del giornalismo italiano”.
Mi avrebbe fatto piacere partecipare a questo Festival, ma, purtroppo, non sono stato invitato. Forse saranno stati invitati personalmente i Direttori responsabili delle emittenti Video Mediterraneo e Video Regione, i Direttori dei quotidiani on line Il Giornale di Ragusa guidato da Gianni Contino, decano del giornalismo ibleo, il Corriere di Ragusa, i capi redattori dei quotidiani della nostra Provincia. Fortunati loro, se sono stati invitati, che hanno potuto dibattere con gli illustri ospiti. Il “Festival”, si può osservare, era aperto a tutti e tutti sapevano dell’evento. Un conto è , però, dare la notizia per dovere di informazione, altro è essere invitato “nella qualità di” per avere la possibilità di un confronto con gli ospiti : Antonio Roccuzzo (La 7), Riccardo Orioles (I Siciliani), Alfio Sciacca (Corriere della Sera), Antonino Monteleone (La 7), Giuseppe Lo Bianco (Ansa), Alessandra Ziniti (La Repubblica), Francesco Viviano (La Repubblica), Roberto Natale (presidente della Federazione Nazionale della Stampa), Attilio Bolzoni (La Repubblica).
Per quanto mi riguarda, leggendo i nomi dei giornalisti invitati mi è venuto il dubbio che fosse normale che gli organizzatori, alcuni dei quali credo anche di conoscerli personalmente, non mi invitassero, perché il mio modo di fare e di intendere il giornalismo è probabilmente diverso rispetto a questi giganti scesi a Modica per insegnare come si scrive un articolo, come si fa un’ inchiesta, come si fa fotogiornalismo, etc.. Mi si perdoni questo mio tono ironico, che nulla vuole togliere a questi colleghi giornalisti(sicuramente più bravi di noi piccoli giornalisti di provincia, e lo dico, questa volta, senza ironia) che scrivono su quotidiani ed emittenti nazionali. tutti, però, ideologicamente e politicamente orientati. Forse , pur non essendo stato invitato, mi sarebbe venuta più curiosità, in questo caso non da giornalista ma da cittadino, se tra i giornalisti vi fossero stati nomi come quello di Vittorio Feltri, Bruno Vespa, Maurizio Belpietro che risultano ideologicamente e politicamente orientati su altre sponde rispetto a quelli chiamati dagli organizzatori. Sarebbe stato, così, un “Festival al cardiopalma” e avremmo potuto in tal modo apprendere quale è il “vero giornalismo”.
La mia opinione, del tutto personale, è che oggi parlare di “vero giornalismo” è un fatto del tutto soggettivo.
Nei miei ventisei anni di attività giornalistica qualcosa l’avrò pure imparata; un servizio, più o meno bene, a questo territorio l’avrò reso, delle querele le ho pure avute, delle inchieste le ho pure fatte, ma non mi sono posto mai il problema se il mio sia stato “vero giornalismo”. Un decalogo di vero giornalismo, comunque, ho cercato di farmelo, anche se non mi è stato facile sempre rispettarlo. Ad ogni modo lo ripropongo avendolo dato come carta magna alla mia redazione e altre volte reso pubblico su questo quotidiano on line, consapevole, certamente, della sua limitatezza rispetto a quello dei grandi giornalisti delle testate nazionali. Ecco il decalogo
1. Evitare, nella comunicazione, la ricerca ossessiva e la facile spettacolarizzazione protesa a far colpo nella pubblica opinione.
2. Non cedere alla tentazione e all’ansia dello “scoop”, ma approfondire i fatti, leggerli dal di dentro con il desiderio di servire la verità.
3. Non giustiziare immediatamente le persone “sbattendo il mostro in prima pagina” o, peggio ancora, anticipando verdetti di colpevolezza e di condanna.
4. Non nascondersi dietro “la teoria dell’indiscrezione” per violentare la vita privata delle persone.
5. Non strumentalizzare per fini ideologici la notizia né glissare su quelle scomode nascondendole.
6. Favorire l’autentico pluralismo, consentendo l’espressione dei vari punti di vista e la diversità delle opinioni e, soprattutto, dando voce a chi non ne ha.
7. Stimolare la politica e le Istituzioni alla chiarezza, alla trasparenza, alla assunzione delle proprie responsabilità, evitando una informazione funzionale allo svolgimento di un compito di “cassa di risonanza e di “portavoce” del potere, ed assumendo, invece, quello di interlocutore in nome della gente.
8. Comunicare sapendo distinguere ciò che viene dalle fonti da ciò che è opinione personale e commento dettato dalla
contingenza storica.
9 Preferire la cultura del punto di vista con la consapevolezza che quanto si comunica è relativo, rispetto all’ostentazione di una ”presunta obiettività” mascherata di faziosità.
10 Avere il coraggio e la prontezza di correggere una propria convinzione e di saper chiedere scusa qualora ci si dovesse accorgere di aver sbagliato e di aver fatto un torto alla verità
Comunque sia, e lo dico davvero senza infingimenti, ai giovani organizzatori del Festival un merito va dato: quello di aver fatto riflettere sul ruolo del giornalismo nel nostro tempo. E non è cosa da poco!

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