Femminismo a Sud. Modica, il caso Quetzal: “Perchè deve finire quest’impresa”?

Femminismo a Sud supporta la Cooperativa Quetzal. “Ci siamo e vogliamo sapere perché un’impresa del genere deve finire”. L’organismo si schiera dalla parte della Quetzal tracciando in primo luogo tutti i passaggi della vicenda che da qualche mese la vede sotto l’occhio del ciclone. Quetzal non viene riconosciuta dagli Ispettori come Cooperativa sociale giacché fa solamente commercio equo e solidale. “Gli Ispettori – dice Enza Panebianco – ignorano il contenuto sociale dello stesso e ogni altra attività artistica, culturale e sociale che la cooperativa svolge regolarmente essendo diventata un raro punto di riferimento e uno spazio che funge da stimolo per la cultura della città. Del resto, Assessore regionale alle Attività Produttive per l’amministrazione Mpa/Pd, è Marco Venturi (Pd). Funzionari e ispettori hanno forse altre affiliazioni politiche. Prima ancora che la risoluzione fosse annunciata in via ufficiale in giugno erano state già pubblicate notizie contenute nell’esposto e poi quelle del verbale dell’ispezione a sostegno della certezza che la cooperativa sta per chiudere, giusto per dare il colpo di grazia. L’obiettivo è sempre l’amministrazione di centro/sinistra. Perché la politica anche a Modica è fatta di colpi bassi. Non importa se ci sono persone che rimarranno senza lavoro e se ci sono donne che non potranno più auto-sostenersi. Non importa se un progetto così bello finirà al macero. L’importante è che vincano i vecchi giochi della politica”. Femminismo a Sud pone delle ipotesi: è questo il modo in cui gli ispettori della Regione intendono il sostegno all’economia sana dell’isola? E se queste persone saranno costrette a liquidare la Cooperativa cosa faranno dopo? Da chi dovranno andare a bussare, piegati, spezzati, per chiedere l’elemosina di un lavoro? “Le persone, le donne, che io ho incontrato della Cooperativa – aggiunge Panebianco – non hanno certamente nessuna intenzione di lasciarsi spezzare e sono lì a compiere una battaglia di frontiera, in una terra difficilissima che per nascita, amore o per scelta non vogliono lasciare, a dispetto di quei dati Istat che dicono che nel sud non esiste lavoro di alcun genere per le donne, sono proprio le donne, determinate, che lottano perché quel lavoro esista. Ci dicano i dirigenti, gli ispettori, l’assessore, tutti, cosa ne sarà di Sara, Rachele, Rosa, Monia, Saro, Fabrizio, Marcello e molte altre persone che hanno speso tempo, energia, vita, sogni, progetti nella Cooperativa? Può davvero un Ispettore mettere il bollino rosso su una esperienza di vita”?

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