Prostatite e tumore della prostata. La rubrica medica a cura del dottore Federico Mavilla

Ultima parte dell’intervista con il dottore Federico Mavilla, su alcune tematiche, riteniamo importanti, che non hanno mancato di trovare consensi e dissensi, come, del resto ogni cosa(ed è giusto così). Questo argomento riguardale patologie prostatiche: dalla prostatite al tumore della prostata.
Per il lettore M= Moderatore
D= Dottore

M Cos’è la prostatite?
D Con il termine prostatite generalmente s’intende un’infiammazione della prostata, una piccola ghiandola della grandezza di una noce presente solo negli uomini sotto la vescica.
M Qual’è l’utilità della prostata, a cosa serve?
D Le principali funzioni di quest’organo sono la produzione del liquido spermatico, il fluido che trasposta e nutre gli spermatozoi, e la degradazione ed eliminazione degli spermatozoi invecchiati, cioè quelli che hanno più di 30 ore di vita.
M Quali disturbi si avvertono con la prostatite?
D Una prostata infiammata può determinare una grande varietà di sintomi, a partire da una frequente e urgente necessità di urinare, a dolore e bruciori durante la minzione, a dolore alle pelvi, all’inguine e alla zona lombo sacrale.
La sensazione della necessità di urinare è determinata proprio dalla posizione di questa ghiandola, appena sotto la vescica: un’infiammazione o un’infezione determinano un ingrossamento dell’organo e una conseguente sua pressione sulla vescica e sull’uretra. In questo modo, è simulata la sensazione fisiologica della necessità di urinare.
In base al tipo di sintomo e alla gravità dell’infiammazione è possibile distinguere varie forme di prostatite.
M E precisamente?
D La prostatite in forma acuta, caratterizzata da febbre alta, dolore alla ghiandola, problemi nella minzione ed eiaculazione dolorosa con possibile presenza di sangue nello sperma, e in forma cronica, in cui non è presente febbre alta e il dolore è più una sensazione di fastidio e una frequente necessità di urinare, specialmente durante la notte.
M Quali sono le cause e i fattori di rischio?
D Le stesse cause, in proporzione e in intensità variabile, concorrono a determinare le forme principali di prostatite. È la ragione per cui una stessa infiammazione può passare da una forma ad un’altra, soprattutto se trascurate o non valutate e curate adeguatamente.
Oltre alla presenza di microrganismi, altri fattori di rischio entrano in gioco nella genesi dell’infiammazione:
L’età, in quanto i disturbi alla prostata si presentano maggiormente negli uomini sopra i 60 anni, sebbene possono insorgere anche dopo i 40 anni;
Le disfunzioni intestinali, comportanti una evacuazione irregolare, possono favorire una congestione pelvica e una conseguente infiammazione della prostata;
Un’alimentazione irregolare, non equilibrata, accompagnata da una forte assunzione di superalcolici, può comportare un’intossicazione, fenomeno che favorisce l’insorgere dell’infiammazione;
Il fumo, che è tossico sia direttamente sia indirettamente attraverso l’alterazione delle capacità di riparazione e di difesa dei tessuti;
La mancanza di sollecitazione muscolare della regione prostatica, con la sedentarietà o l’astinenza eiaculatoria, che riduce il lavoro secretorio della ghiandola;
L’eccessiva sollecitazione muscolare, quali, la corsa, l’andare in bicicletta o alcuni tipi di lavoro, che sottopongono il corpo a continue vibrazioni.
M Sicuramente questi disturbi ci faranno rivolgere al medico, quali accertamenti ci verranno prescritti?
D La diagnosi della prostatite è effettuata in due fasi. La prima riguarda l’analisi della sintomatologia e della storia clinica, la seconda è focalizzata nel determinare il tipo di prostatite attraverso alcuni esami clinici come la valutazione digitale transrettale, la coltura del secreto prostatico, l’ecografia prostatica.
M Quindi fatta la diagnosi, qual è la terapia?
D Stabilito il tipo di prostatite di cui si soffre, è possibile delineare l’appropriata cura che può essere di tipo farmacologico, fisioterapico e, raramente, chirurgico.
M C’è una dieta da seguire?
D Il regime dietetico che accompagna la terapia è caratterizzato da scelte nutrizionali che riducano i cibi troppo elaborati e poco digeribili. Sono, cioè, preferibili i cibi freschi e completi, cucinati in maniera non elaborata.  È, quindi, importante consumare un’adeguata quantità di frutta e verdura, di prodotti da grano integrale, pesce e carne, olio di oliva extravergine, evitando i fritti.
È fondamentale il bere molta acqua (in media 2-3 litri al giorno), per depurare e idratare l’organismo e per mantenere alta la diuresi, l’attività depurativa renale. Un buon livello di depurazione è segnalata da un’urina chiara, quasi trasparente.

D Un’altra frequente patologia urologica è l’iperplasia della prostata, che colpisce generalmente una fascia di persone di una certa età.
Si tratta, infatti, di soggetti anziani che si rivolgono all’urologo per difficoltà della minzione, che si alza spesso la notte, urina con difficoltà, sgocciolando l’urina, con mitto fiacco!

M Quali sono le cause?
D Alterazioni ormonali da una parte, e una certa correlazione fra obesità, fumo, consumo di alcool, disfunzione epatica.
M I disturbi presenti?
D Difficoltà a urinare, alzarsi di notte frequentemente per urinare, minzione imperiosa, pollachiuria (urinare spesso ma a gocce) ed incontinenza ed urgenza, cioè il soggetto non riesce a controllare la vescica che, per così dire, “scatta automaticamente” come una specie di pallone elastico con fuoriuscita improvvisa di urina.
L’indagine urino colturale servirà ad escludere una concomitante infezione delle vie urinarie e, così pure, l’esame colturale della spremitura del liquido prostatico. Ancora è indicato effettuare il controllo del gruppo renale, cioè azotemia e creatinina oltre che del PSA sierico. Si procede infine con la ecografia del tratto urogenitale e della vescica e con l’indagine ecografica transrettale.
M A questo punto, ci parli della cura.
D La terapia medica si avvale della fitoterapia (palmetto), terapia con antagonisti alfaadrenergici oppure con farmaci inibitori della alfareduttasi .
Le tecniche invasive sono la TURP, che consiste nella incisione della prostata per via transuretrale o la prostatectomia a cielo aperto per via transpubica; effetti collaterali sono l’eiaculazione retrograda. Altre tecniche meno distruttive si avvalgono dell’impiego di ablazione ad ago, di tecniche laser, tecniche di ipertermia.
M Eccoci, dunque, all’ultima parte della nostra intervista: il tumore della prostata.
D Il tumore della prostata è la causa più frequente di morte per cancro nell’uomo avendo ormai superato il carcinoma polmonare, e ha un’incidenza comparabile a quella del carcinoma della mammella nelle donne. L’eziologia del carcinoma prostatico è multifattoriale, ed è il risultato di una complessa interazione di fattori genetici ed ambientali con l’età e lo stato ormonale del soggetto. L’età è strettamente correlata con il rischio di sviluppare un carcinoma della prostata. Si è rilevato un’incidenza di carcinoma prostatico occulto in circa il 15-30% dei maschi ultracinquantenni; meno dell’1 % dei tumori viene diagnosticato prima dei 40 anni. Ad 80 anni, il 60-70% dei maschi presenta evidenze istologiche di neoplasia prostatica.
M In che modo il cancro è accertato e diagnosticato?
D Il riscontro di valori elevati di PSA e o la difficoltà ad urinare sono generalmente i segni ed i sintomi che spingono il paziente ad effettuare una visita urologica , occorre tenere presente però che il tumore alla prostata quando presente è generalmente asintomatico; il medico urologo dopo una accurata anamnesi e visita fornirà le indicazione a ripetere gli esami ematici del psa effettuare l’ecografia trans rettale ed eventualmente programmare la biopsia prostatica.
M Quando una biopsia prostatica è negativa si è sicuri che non si ha il cancro alla prostata?
D Assolutamente no, dipende dal numero dei prelievi eseguiti e non sempre alla prima biopsia si arriva ad una diagnosi certa; occorre quindi procedere alla biopsia successiva .
M La biopsia della prostata viene fatta in anestesia generale ed è dolorosa?
D È ben tollerata da paziente ma se il numero dei prelievi è superiore a 6 viene praticata un’adeguata anestesia locale e talora anche una breve sedazione.
M Cos’è il PSA?
D L’esame del PSA consiste nel dosaggio con un prelievo di sangue di una specifica proteina secreta dalla prostata. È importante sapere che l’aumento del livello del PSA non è sinonimo di neoplasia maligna ma il valore deve essere mantenuto controllato.
M L’aumento del PSA è sempre dovuto al tumore della prostata?
D Secondo gli studi internazionali più recenti è considerato valore soglia un PSA inferiore a 2.5 ng/ml. È importante ricordare che qualora venga riscontrato un valore superiore a quello indicato non occorre allarmarsi poiché esso va associato a determinati parametri clinici e ogni tipo di valutazione in merito deve essere fatta dallo specialista.
M Esiste una predisposizione ereditaria nel tumore alla prostata?
D Si, se in famiglia (padre, nonno paterno, zio, fratelli) sono stati evidenziati e diagnosticati casi di neoplasia prostatica, solitamente è consigliabile anticipare la valutazione del PSA.
M Che disturbi dà il tumore alla prostata?
D Non dà alcun sintomo, raramente si può manifestare con i disturbi urinari tipici dell’ingrossamento benigno della porzione centrale che avviene con l’aumentare dell’età, e cioè disuria, pollachiuria e a volte presenza di sangue nel liquido seminale (emospermia).
M Come si fa diagnosi di cancro alla prostata?
D Sono tre i paramentri che vengono valutati: – esplorazione rettale – PSA – ecografia prostatica trans rettale. L’indicazione alla biopsia della prostata può essere data anche solo quando il sospetto di neoplasia è legato ad un’alterazione di solo uno dei tre parametri valutati.
M Cos’è l’ecografia prostatica transrettale?
D Si tratta di un ecografia che viene effettuata con una metodica che consente di visualizzare la prostata attraverso l’introduzione, per pochi secondi, di una mini-sonda ecografica nel retto.
M Cosa significa esame istologico?
D L’esame istologico consiste nell’analisi al microscopio del tessuto dell’organo interessato e permette di confermare il sospetto diagnostico per la presenza o meno di affezioni maligne.
M Perché è importante il referto dell’esame istologico dell’organo asportato durante l’intervento chirurgico?
D È fondamentale dopo l’intervento chirurgico inviare la porzione o l’intero organo asportato per la refertazione anatomo-patologica in quanto quest’ultima ci permette di capire se l’estensione della malattia è all’interno dei margini chirurgici o all’esterno e quindi impostare la successiva strategia terapeutica.
M Quali sono gli interventi chirurgici per la prostata?
D Gli interventi chirurgici che vengono eseguiti sulla prostata sono o per ridurre i disturbi urinari causati dall’ingrossamento benigno (resezione endoscopica transuretrale e prostatectomia semplice) e quelli necessari per asportare la neoplasia prostatica (prostatectomia radicale “a cielo aperto” o laparoscopica senza grandi incisioni cutanee sull’addome).
M Quali possono essere i maggiori effetti collaterali dell’intervento di prostatectomia radicale?
D In seguito dell’intervento chirurgico effettuato per rimuovere la prostata affetta da tumore, si verifichino impotenza e incontinenza urinaria rispettivamente nel 80-90% dei casi e nel 20-30% dei casi.
M Esistono altri trattamenti per la neoplasia prostatica?
D Si. Esistono ufficialmente altri tipi di trattamento oltre a quello chirurgico e cioè la terapia medica (ormonoterapia o chemioterapia), la radioterapia (trattamento radioterapico esterno e brachiterapia) o altri come la crioterapia o il trattamento ad ultrasuoni.
M Qual è la prognosi di un soggetto operato per tumore della prostata?
D La prognosi indica le probabilità che la cura offerta al paziente abbia successo. Si tratta di dati statistici  ed è importante ricordare che queste statistiche sono indicative: nessun medico è in grado di dire esattamente quale sarà l’esito della cura in un singolo paziente o quanto tempo questo paziente vivrà.
Nel caso del tumore della prostata i principali fattori necessari a definire una prognosi sono:
a) l’estensione del tumore che può essere: -localizzato alla prostata; -localmente avanzato,  -avanzato, con metastasi ai linfonodi fuori dal bacino (lontani dalla prostata), alle ossa o, più raramente, ad altri organi.
b) il grado di differenziazione del tumore che indica l’aggressività del tumore e viene espresso attraverso una scala, che va da 2 a 10: i tumori con valori da 2 a 4 non sono aggressivi; i tumori con valori 5 e 6 hanno una aggressività medio-bassa; i tumori con valori da 7 a 10 sono clinicamente importanti.
c) il PSA. Il valore iniziale del PSA indica grossolanamente la potenziale estensione della malattia. È importante soprattutto nei tumori localizzati: in questi casi i pazienti con valori di PSA fino a 10 ng/ml hanno la prognosi migliore.
stadio
sopravvivenza a 1 anno
sopravvivenza a 5 anni
sopravvivenza a 10 anni
stadio I-II, tumore localizzato 99%, 84%, 64%
stadio III-IV con sole metastasi ai linfonodi, tumore localmente avanzato 97%, 65%

stadio IV, tumore con metastasi 78%, 25%.

Eccoci, dunque, alla fine dell’intervista. Se il nostro intento era di suscitare interesse e colmare lacune, siamo certi di esserci riusciti, grazie certamente al dottore Mavilla, che è riuscito, con la semplicità e la linearità della sua esposizione, a trattare argomenti difficili e a volte “forti”, e viste le numerose letture, riteniamo di aver raggiunto lo scopo, che ci eravamo prefissato.

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