UNIVERSITA’ RAGUSA : COSTI (ALTI) E BENEFICI (SCARSI) …FAILLA:” CONTINUARE SIGNIFICA FARE GLI INTERESSI DI CATANIA”.

“L’Università a Ragusa ha prodotto spese altissime ottenendo scarsi risultati e false ed illusorie aspettative. Vale la pena continuare nella costosa rincorsa dell’emergenza per mantenere a costi altissimi corsi inadeguati alla vocazione socio economica del territorio e con docenze di serie B ?”

Lo scrive nel suo blog ( www.sebastianofailla.it) Sebastiano Failla V.Presidente del Consiglio provinciale di Ragusa ed esponente di Forza del Sud.

“Entro nel merito della riflessione e cercherò senza infigimenti di chiarire la mia posizione, che non è contro gli studenti e l’università in generale come ente di istruzione, ma contro i potentati che si trovano a gestirla a Catania e che non hanno mai pensato nella prospettiva di una crescita seria della Università a Ragusa, ma sempre con l’atteggiamento tipico del pirata che ottenuto il malloppo, se ne infischia delle conseguenze”.
” Il conto è presto fatto- scrive Failla- : ad una media di 1.500.000 di Euro l’anno negli ultimi tredici anni (dal 1998) fanno circa Venti milioni di Euro, solo da parte dell’Ente Provincia. Altrettanti li ha messi il Comune di Ragusa : e sono Quaranta. Altri soggetti sono stati interessati a sovvenzionare l’Università (vedi Modica, Vittoria e Comiso) versando complessivamente almeno un’altra decina di milioni. Cinquanta milioni di Euro, Cento miliardi di Lire con cui si sarebbero potuti mantenere gli studenti ad Harward, ad Oxford o a Yale, secondo i gusti e i percorsi di studio, con una retta annua congrua non solo al mantenimento degli studi ma anche a farli vivere serenamente. Invece non un solo docente si è formato qui in Provncia, non un solo ricercatore universitario. Il territorio è stato danneggiato dalla presenza dell’Università perchè ha percepito in maniera deformata la reale prospettiva di medio e lungo termine. Che da sempre a Catania, sede centrale e centralista dell’Università, hanno invece avuto chiara : depauperare risorse da territori vicini per rafforzare il loro ateneo. Perchè abbiamo chiuso Scienza Agrarie Tropicali e Sub Tropicali, che era un corso legato al territorio per mantenere Lingue, solo per qualche iscritto in più ?”

“Nei cento miliardi di lire spesi dal territorio non ho considerato- continua Failla- le tasse universitarie degli studenti, profumatamente versate per contanti (e con tanti saluti al denaro che volava via) e che mai sono stati reinvestiti per il lancio o il rilancio della Università iblea o per dotarla di infrastrutture adeguate alla natura di Campus che una Università a macchia di leopardo come quella che si voleva creare, con poli disposti sul territorio, avrebbe dovuto essere organizzata. I soldi servivano ai baroni per procrastinare i loro baronaggi pagando come professori di primissimo piano, docenti di primo pelo che a Ragusa sono venuti ad occupare quei posti che a Catania non avevano disponibili. Nipoti, amanti, cugini, figli di altri baroni che avrebbero ricambiato la cortesia con altre nomine in altri territori per i loro figli. Insomma una vergognosa operazione ai danni dei cittadini ragusani”.

“Ed oggi, con questi venti di crisi ? Oggi si impone una riflessione seria ed oggettiva che utilizzi tutti i criteri del ragionamento e non quelli della politica politicante o della propaganda. Io credo che bisogna chiudere immediatamente i battenti di una Università diventata un carrozzone utile a qualche personaggio per dare l’impressione di avere ancora un briciolo di potere. Bisogna chiuderla garantendo agli studenti adeguate borse di studio per completare il percorso in altri atenei”.

“Rincorrere l’emergenza significa continuare a fare gli interessi dei Catanesi, che vedono la Provincia di Ragusa come una depandance coloniale da spremere come un limone. Università, Aereoporto, raddoppio della Rg-Ct, mancato sviluppo commerciale del porto di Pozzallo a vantaggio di quello di Catania che oggi attacca anche la nicchia del trasporto passeggeri per Malta. La si smetta di fare la politica dei due forni. Bisogna che la politica iblea abbia il coraggio di riuscire ad imporre le scelte utili agli interessi del territorio e che smetta di inseguire sogni di gloria impraticabili, costosi e inutili al reale sviluppo di un area che deve puntare alla formazione post universitaria e nel campo del lavoro per continuare ad essere territorio trainante del PIL siciliano. Ho maturato questo convincimento dopo avere anche io votato per anni le delibere di spesa che il Consiglio all’atto della formazione dei Bilanci e nelle variazioni. Preannuncio che il mio voto futuro su questo argomento sarà negativo. Non intendo più consentire l’ingrasso di determinate realtà a scapito del mio territorio. Estenderò la riflessione in sede politica sia nel mio partito, sia nella maggioranza di governo affinchè questa posizione diventi patrimonio comune del Centro Destra ibleo”.

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