Modica. Videomediterraneo senza stipendio. Lavoratori pronti allo sciopero

Per la prima volta nella storia di un’azienda che certo di brutti momenti prima d’ora ne ha passati, i dipendenti di Video Mediterraneo potrebbero decidere di arrivare allo sciopero come forma di protesta per il mancato pagamento dei loro stipendi. Nel migliore dei casi, infatti, è da aprile che giornalisti e tecnici non percepiscono un euro dall’azienda, pur avendo continuato a lavorare regolarmente. Adesso però, per loro, è arrivato il momento di dire basta “perché –spiegano- dall’editore non abbiamo avuto ufficialmente alcuna indicazione rispetto a quanto si intende fare per risolvere questa situazione di impasse”. Tutti i giornalisti con contratto Aeranti Corallo hanno già sottoscritto un documento rivolto all’Assostampa, e gli altri dipendenti intendono fare lo stesso con il sindacato Cisal, per stabilire una piattaforma rivendicativa e organizzare azioni di protesta che potrebber, appunto, arrivare fino allo sciopero. I sindacati dovrebbero farsi portavoce dell’emergenza e chiedere chiarimenti all’editore che, dal canto suo, non paventa comunque licenziamenti: “L’azienda –spiega Carmelo Carpentieri– soffre solo di una mancanza di liquidità dovuta al fatto che gli enti locali non pagano e altrettante difficoltà dimostrano le aziende che fanno pubblicità. Siamo di fronte ad un circolo vizioso determinato dalla crisi. Ma è ovvio che man mano che incassiamo i pagamenti attesi, provvederemo a pagare gli stipendi”. L’azienda sarebbe peraltro ancora in attesa del contributo dello Stato, che normalmente viene erogato a luglio. “Ma anche se arrivasse – spiegano invece i dipendenti – non sarebbe sufficiente a saldarci l’arretrato. A questo punto vogliamo capire non solo che intenzioni ci sono rispetto al pagamento degli stipendi, ma anche rispetto al nostro futuro, perché da anni ormai viviamo l’agonia di periodiche crisi e di un’assoluta mancanza di regolarità nei pagamenti”. Tra le ipotesi c’è quella, a partire dal prossimo gennaio, di riattivare, come già fatto in passato, la Cassa integrazione per parte dei dipendenti

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