Ispica, atto vandalico al monumento ai caduti. Quella piazza non piace

L’atto vandalico di cui è stato oggetto il monumento ai caduti, a Ispica, diventa l’occasione per parlare della nuova piazza che lo ospita, piazza Unità d’Italia, ancora da inaugurare, e che unisce la vecchia piazza Maria Josè con l’ex piazza Regina Margherita.
In una lettera aperta alla Sovrintendenza, firmata tra gli altri dall’ex consigliere comunale Anna Maria Gregni, si legge: “Abbiamo trovato quello spazio che, da sempre, per noi sono state Piazza Maria Josè e Piazza Regina Margherita in un unico frullato di architettura, il cui stile pare impossibile identificare.

Abbiamo trovato la sorpresa di uno spazio che non appartiene all’Ispicese, in quanto soggetto che vive nella più ampia accezione del verbo, e che, certamente, non appartiene al contesto architettonico e storico in cui s’incastona. L’incuria sugli immobili del tempo passato ha fatto sì che pochi palazzi storici, attualmente, possiamo vantare di esibire, ma mai avremmo potuto pensare che si potesse completamente stravolgere la fisionomia di un luogo.

È come se andassimo a Roma e trovassimo Piazza del Popolo o a Napoli in Piazza del Plebiscito tutto totalmente modificato … anche i loro nomi!

Così è accaduto ad Ispica, grazie alla lungimirante opera dell’attuale Sindaco. Perché eliminare la recinzione che proteggeva il simbolo più alto del sacrificio degli Ispicesi: il Monumento ai Caduti? Recinzione che gli Ispicesi vollero a tutti i costi e per la quale, in prima persona, s’impegnarono a racimolare le somme occorrenti per la sua realizzazione. Ora il Monumento è spoglio e indifeso. È in balia del balordo di turno che potrà facilmente oltraggiarlo. Come sarà impiegata? Perché la stessa fine è toccata a tutte le piccole ringhiere di ferro battuto che delimitavano i graziosi giardinetti di Piazza Maria Josè? Dovranno giacere chissà in quale magazzino a far che?

A noi Ispicesi bastava una semplice ripavimentazione e non una spesa scellerata e senza senso. Gradiremmo comprendere i canoni seguiti per la progettazione e quanto di approvato a codesta Sovrintendenza sia stato effettivamente realizzato”.

 

foto di Fabio Tumino

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