PROVOCAZIONI: INFLUENZE POLITICHE E RELIGIOSE. La rubrica medica a cura del dottore Federico Mavilla

L’informazione sui mezzi contraccettivi continua a essere estremamente scarsa e troppo spesso influenzata da interessi commerciali o da posizioni etiche dominanti. Essendo difficile immaginare, e non certo auspicabile, una società fondata sull’astinenza sessuale, è necessario che tutti siano in grado di utilizzare le tecniche contraccettive più idonee. Nell’antichità le tecniche erano decisamente rudimentali, e visti gli insuccessi ottenuti con le metodologie empiriche, si diffuse la pericolosa usanza di ricorrere abitudinariamente all’aborto. L’ascesa del cristianesimo e della sua mentalità estremamente restrittiva comportarono la “sparizione” ufficiale di ogni tipo di pratica anticoncezionale, considerata illegale. Solo da poco più di un secolo, si è ricominciato a parlare pubblicamente di controllo delle nascite e di pianificazione familiare, iniziando contemporaneamente a studiare scientificamente il problema allo scopo di creare contraccettivi più sicuri.
L’Italia, anche su questa materia, è arrivata buona ultima rispetto alle nazioni più progredite. Nel 1971 fu abrogato dalla Corte Costituzionale l’articolo 553 del Codice Penale, che vietava la propaganda e l’ uso di qualsiasi mezzo contraccettivo, punibile fino a un anno di reclusione. Nel 1975 il governo italiano istituiva i consultori familiari, tra i cui scopi vi era anche quello di dare assistenza in materia di procreazione responsabile: tuttavia, anacronisticamente, solo un anno dopo il Ministero della Sanità avrebbe autorizzato la vendita degli anticoncezionali nelle farmacie. Bisogna ancora aggiungere che all’approvazione di leggi liberalizzanti la pratica contraccettiva non è seguita alcuna seria politica di educazione e informazione sessuale.
Il fallimento è evidente: solo una minoranza dei giovani e delle donne utilizza costantemente metodi contraccettivi, una percentuale addirittura inferiore a quella di diversi stati africani. Negli ultimi vent’anni l’uso della pillola è del preservativo sono aumentati di poco, nonostante la maggioranza della popolazione e degli stessi fedeli cattolici siano favorevoli alla contraccezione. Le conseguenze peggiori ricadono sulle giovanissime: il numero di aborti tra le ragazze minorenni è in aumento. Un fenomeno analogo si riscontra tra le donne immigrate. Perfino la parola “sterilizzazione” è di fatto tabù, in Italia. Se ci dovessimo chiedere il perché di tale atteggiamento, fuori dai canoni e diversi nei tempi con gli altri Paesi europei, forse una risposta potrebbe essere che il nostro Paese è sempre stato “ un cortile del Vaticano”, e quindi ha subito e continua a subire la sua influenza e presenza.
In effetti, la Chiesa ha sempre considerato peccato mortale (in quanto omicidio, per la precisione ) la pratica contraccettiva. Negli anni Sessanta, sotto la spinta del Concilio, vi furono numerosi tentativi per modificare questa posizione: una Commissione Pontificia diede anche un parere favorevole a un’apertura in materia.
Paolo VI non volle seguire questi consigli e con l’enciclica Humanae Vitae mise la parola fine alle discussioni: l’astinenza era e rimaneva il metodo prediletto. Tesi ribadita e sostenuta da Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae.
Il recente Catechismo della Chiesa Cattolica definisce « l’unione carnale tra un uomo e una donna, al di fuori del matrimonio » come « gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata […] alla generazione dei figli ».
È chiaro che, di conseguenza, questo testo può menzionare la contraccezione soltanto all’interno del matrimonio, e soltanto per essere anch’essa condannata: gli unici mezzi moralmente accettabili sono « la continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull’auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi ».
Nel mondo cattolico i dissensi sulla posizione propugnata sulla contraccezione non sono né pochi, né isolati: illustri teologi, comunità di base e missionari hanno ripetutamente invitato i vertici ecclesiastici a riconsiderare il problema.
L’ingerenza vaticana non si esprime solo nei confronti dei singoli Stati, ma anche presso le Nazioni Unite dove ripetuti sono i tentativi cattolici di coalizzare una “internazionale integralista” contro le politiche avviate dall’ONU per fermare il boom demografico.
L’interventismo internazionale della Santa Sede trova comunque un limite nella scarsa popolarità delle sue tesi. Quando, nel marzo 2009, Benedetto XVI alluse a un maggior “rischio” connesso all’uso del preservativo, i governi del mondo democratico e le istituzioni internazionali presero immediatamente le distanze da lui, in diversi casi invitandolo esplicitamente a fare marcia indietro. Solita, scontata eccezione quella del governo e dell’opposizione italiani. Prima di concludere desideravo mettere ancora un pò di legna sul fuoco con qualche considerazione sulla pillola del giorno dopo.
Così è comunemente chiamato un farmaco d’intercettazione della fertilità. Va assunta entro massimo 72 ore dal rapporto a rischio, e deve essere considerata una soluzione di emergenza piuttosto che un comune anticoncezionale. Se la donna non è stata fertilizzata non ha effetti collaterali. Non è un farmaco abortivo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la gravidanza inizia al momento dell’impianto dell’embrione e l’intercettazione precede l’impianto. Uno studio del 2005 della stessa OMS ha confermato che il farmaco non ha effetti sull’ovocita fecondato, ma si limita a bloccare l’ovulazione e a rallentare gli spermatozoi. Pertanto, non è considerabile come abortiva in nessun caso, e con qualunque definizione di gravidanza si utilizzi.
Purtroppo, anche in questo caso i cattolici la pensano diversamente: per loro l’inizio della vita personale inizia quando lo spermatozoo entra nell’ovocita. Risultato?
Mentre altrove è usata da anni, mentre in Francia dal novembre 1999 è distribuita gratuitamente anche nelle scuole (ottenendo la riduzione del 30 per cento degli aborti tra le adolescenti), in Italia arriva solo agli albori del terzo millennio, interamente a carico di chi l’acquista e solo con una specifica prescrizione del medico, nonostante i sondaggi mostrino come gli italiani si dicano favorevoli alla sua vendita. La polemica inscenata dalla Chiesa Cattolica è quindi assolutamente strumentale? Una sentenza del TAR del Lazio del novembre 2001 ha respinto un ricorso del Movimento per la vita e del Forum delle associazioni familiari contro il decreto del Ministro della Sanità Veronesi che ne autorizzava la vendita. Secondo la sentenza il farmaco non è abortivo, in quanto « agisce con effetti contraccettivi in un momento anteriore all’innesto dell’ovulo fecondato nell’utero materno ».

Ci si rende conto quindi che la problematica è altamente opinabile e discutibile, e mi piace rivolgere l’invito e al prof. Pisana e al sig. Ballarò e ai numerosi lettori e frequentatori del sito a manifestare le proprie opinioni, valutazioni e giudizi in merito.

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