Processo “Modica Bene”. Non ammesse le dichiarazioni spontanee di Bruno Arrabito

Non sono state ammesse le dichiarazione di Bruno Arrabito nel cosiddetto processo “Modica bene”‘. Il Giudice per l’udienza preliminare, Patricia Di Marco, ha respinto le richieste del pubblico ministero, Francesco Puleio, mirate all’audizione dell’imputato Arrabito, 52 anni, in atto detenuto per altra causa, in ordine alle dichiarazioni spontanee da questi rese nel giugno scorso e di trascrivere il contenuto delle conversazioni intercettate dallo stesso, che furono sequestrate nella sua abitazione. Il giudice ha, invece, ritenuto che tali prove non potessero essere acquisite perché l’attuale fase processuale (rito abbreviato e discussione dell’udienza preliminare) non consente la modifica del perimetro probatorio a disposizione del decidente. Il Procuratore della Repubblica aveva sostenuto che, trattandosi di dichiarazioni rese da uno degli imputati di concussione e riciclaggio, il quale ammetteva i fatti gli sono contestati e chiamava in correità altri imputati, le stesse non dovessero, comunque, andare disperse, ma potessero essere utilizzate dal giudice ai sensi degli articoli 441, comma 5, e 523, comma 6, del Codice di Procedura Penale, che prevedono che il magistrato può assumere, anche d’ufficio, gli elementi necessari ai fini della decisione, se del caso interrompendo la discussione. Il Gup, insomma, non ha condiviso tale impostazione, rigettando, come detto, le richieste e disponendo procedersi nella discussione dei difensori. Nella sostanza, le accuse di Arrabito potrebbero diventare elementi probatori qualore lo stesso si presentasse in udienza per dichiarazioni spontanee. “Nessuno in quel caso – spiega l’avvocato Stefano Rametta, difensore dei Drago, che discuterà ilprossimo 10 novembre – potrebbe vietarglielo. A noi interessa la più veloce definizione del processo. Questa decisione del Gup ci lascia soddisfatti”. Oltre al 10 novembre è stata fissata un’ulteriore udienza, il 25 con l’arringa del professore Guido Ziccone. Ieri ha concluso l’avvocato Mario Caruso, codifensore dell’ex parlamentare dell’UdC, Peppe Drago, e del fratello di quest’ultimo, Carmelo, ex assessore al bilancio del Comune di Modica, che ha chiuso invocando la rivisitazione del processo e chiedendo “come mai si sia voluto distruggere un intero gruppo politico”. Complessivamente sono 19 persone imputate, tra imprenditori e politici. Bruno Arrabito, come si diceva, è tra gli imputati. Lo scorso 19 agosto fu arrestato insieme con il fratello Massimo e con il pregiudicato sciclitano Francesco Statello per un ricatto a luci rosse nei confronti di un imprenditore sciclitano. Dopo l’arresto, chiese di poter parlare col piemme al quale rese delle dichiarazioni spontanee. Alcuni giorni dopo, riportato in Procura, decise di avvalersi della facoltà di non rispondere.

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