IL “MODELLO RAGUSA” VISTO DALL’ASSOCIAZIONE “TERRITORIO”. IERI POMERIGGIO PRIMA USCITA PUBBLICA PER ANALIZZARE DA VICINO LE STRATEGIE PER IL RILANCIO DELL’AREA IBLEA

Prima uscita pubblica dell’associazione “Territorio”ieri sera, a Ragusa, nei locali di Palazzo Garofalo in Corso Italia. Oggetto del confronto il “Modello Ragusa”, la sua validità o l’eventuale necessità di riscriverne i contenuti a fronte dell’attuale crisi. Presenti molti aderenti e non pochi curiosi, oltre ad un certo numero di cittadini attratti dal richiamo del tema scelto. Dopo i saluti di apertura e l’introduzione dei temi offerti al dibattito da Michele Sbezzi e Nello Dipasquale, rispettivamente presidente e segretario di “Territorio”, si sono susseguiti parecchi interventi.

Tutti hanno espresso apprezzamento verso la neonata associazione per l’iniziativa coraggiosa di offrire a tutte le forze sociali, sindacali e politiche e a ciascun Cittadino un laboratorio in cui superare gli steccati degli schieramenti partitici, sentirsi liberi nel soppesare i problemi che affliggono Ragusa e la sua provincia ed elaborare, con il metodo del confronto dialettico e della partecipazione democratica, progetti di soluzione da offrire alla politica.

Enzo Romeo, segretario provinciale della Cisl, ha posto l’accento sulla necessità di superare i contrasti tra parti e schieramenti, al fine di impedire che il territorio di Ragusa sia ancora più marginalizzato. Manifestata la necessità di utilizzare le metodiche della contrattazione decentrata per risolvere alcuni tra i problemi della piccola e media impresa locale. Romeo ha chiesto, inoltre, che si faccia il possibile, nonostante i pesanti tagli ai trasferimenti, perché restino intoccate le fasce più deboli della società.

“Dobbiamo scuotere l’interesse di sempre più larghe fasce della società – ha detto – perché poi si possa finalmente far pressione sul Palazzo”. Il segretario della Cisl ha fatto riferimento alla possibilità di guardare ancora più a sud per creare alleanze territoriali finalizzate allo sviluppo.

Giorgio Bandiera, segretario provinciale della Uil, ha citato l’importanza della formazione, che va ammodernata, legata alla scuola ed elevata di qualità, e delle infrastrutture che, ancora e incredibilmente, mancano a Ragusa per percorrere la strada dello sviluppo: la Siracusa/Gela, la Ragusa/Catania, l’aeroporto. Perché – si è polemicamente chiesto Bandiera – non le abbiamo ancora?

Giovanni Avola, segretario provinciale della Cgil, ha posto invece l’accento sull’opportunità che tutte le forze politiche e sociali, senza distinzione di schieramento, si uniscano per creare uno spazio forte che costringa la politica a fare ciò che è necessario perché le infrastrutture arrivino, finalmente, a eliminare la marginalizzazione della provincia di Ragusa e a garantire lo scambio, il raggiungimento di mercati che consentano la finalizzazione delle attività economiche ragusane e lo sfruttamento delle risorse turistiche di un’area potenzialmente appetibile ma troppo difficile e lontana da raggiungere.

Tutti, quasi all’unisono, hanno stigmatizzato le colpe di una politica disattenta quando non inadeguata, più propensa ad ottenere visibilità che non a ricercare le cause del degrado e le soluzioni percorribili.

A seguire, Antonio Sortino e Vincenzo Firrincieli, del gruppo giovani di “Territorio”, hanno posto l’attenzione sulla competitività dei mercati del nord Europa, che non possono essere sfidati dai nostri, e sulle difficoltà del mondo agricolo, che ha necessità assoluta di un intervento legislativo che favorisca il consumo locale dei prodotti a km “Zero” e protegga i produttori dal rischio di un confronto con i mercati di Paesi in cui costi di produzione e del lavoro sono infinitamente inferiori ai nostri.

Giuseppe Massari, presidente provinciale Cna, ha fatto un forte richiamo all’esigenza che, seppur in ambito locale, ci si abitui a fare da noi ciò che si può fare, senza implorare aiuti dall’alto, anche nell’ambito delle necessarie infrastrutture.

Enzo Taverniti, presidente di Confindustria Ragusa, ha posto l’accento sulla necessità di prendere atto che la città capoluogo non è in grado di mantenere più corsi universitari ma che dovrebbe invece favorire il rientro dei giovani laureati gestendo corsi post universitari, di nicchia e di grande qualità, che attribuiscano competenze specifiche, anche manageriali, necessarie nel nostro territorio ma oggi impossibili da reperire. Ha parlato, infine, della necessità che l’imprenditore superi i vecchi schemi mentali ed i vecchi preconcetti rispetto alla possibilità di associarsi per creare soggetti più forti e meglio in grado di penetrare il mercato.

Giuseppe Occhipinti, presidente di Confesercenti, ha ricordato come con i tavoli di concertazione sia stato affrontato e positivamente risolto più di un problema, come quello riguardante l’introduzione “morbida” della cosiddetta tassa di soggiorno.

Gianni Gulino, vicepresidente della Sac di Catania, ha chiarito in quali tempi sia lecito attendersi valide risposte che possano portare all’apertura dell’aeroporto di Comiso, vero volano per un turismo che, se potenziato, potrà spingere l’intera economia ragusana con centinaia di migliaia di visitatori che, giunti qui, consumeranno i nostri prodotti e si serviranno dei nostri servizi.

Roberto Sica, presidente della Fnaarc, giungendo a ipotizzare una sorta di consorzio tra i territori provinciali del sud est, ha indicato la necessità di chiedere alla politica ciò che serve davvero al territorio, e di non attendere che sia invece la politica a decidere se serva qualcosa.

Il vicesindaco Giovanni Cosentini ha rilevato che le inefficienze della politica non sono conseguenza di inefficienze degli uomini ma di un sistema elettorale che, escludendo il voto di preferenza, elimina ogni rapporto tra elettorato ed eletto.

A seguire gli interventi di Giuseppe Curella, il quale ha rilevato il problema dell’inadeguatezza della preparazione dei giovani verso il mondo del lavoro e la mancanza sul territorio di un adeguato numero di alberghi per dare adeguata ricezione al turismo che arriverà, e di Roberto Allegrezza, il quale ha sottolineato come il mondo del commercio ragusano continui ad attendere l’arrivo di contributi pubblici, quando invece dovrebbe meglio sfruttare marchi come “Val di Noto” o “Agricoltura Ragusana”.

Dopo un intervento di sintesi sui temi emersi da parte del sindaco Dipasquale, a parere del quale la cittadinanza intera non deve più accettare inerme che la politica continui a rinviare la risoluzione dei problemi, la chiusura dei lavori è stata affidata al presidente della Camera di Commercio, Sandro Gambuzza, a cui “Territorio” ha dichiaratamente affidato la guida di una cordata, ancora solo ideale, che dovrà occuparsi della risoluzione dei problemi in argomento.

Gambuzza ha quindi lucidamente illustrato il proprio punto di vista. A suo parere, il mondo agricolo ragusano, che ha avuto grande parte nell’economia del territorio, ha prodotto fatturato ma non valore aggiunto, uscendo da un’agenda politica che ormai preferisce agricolture boschive o di pascolo che non ci appartengono. “Il mondo agricolo deve accorgersi della necessità di viaggiare verso le attività collegate”, ha detto. Parlando poi di turismo, ha rilevato come in quest’angolo di Sicilia ci sia necessità di un turismo di qualità, legato all’agroalimentare di qualità e composto di soggetti in grado di spendere su un territorio che non può più fare a meno delle infrastrutture promesse da anni, o di un corposo investimento sui futuri servizi aeroportuali e sulla cultura dell’accoglienza. Gambuzza ha infine annunciato una manifestazione che si terrà a Ragusa il 15 novembre prossimo, nel Salone della Camera di Commercio, nel corso della quale i rappresentanti del mondo imprenditoriale e della classe dirigente e sindacale dovranno mostrarsi all’altezza dei compiti da cui sono attesi. In sintesi finale, secondo gli intervenuti, il “Modello Ragusa” ha ancora motivo di esistere, ma va aggiornato alle esigenze di una crisi da combattere perché possa essere ancora di esempio in Sicilia ed anche oltre.

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