OTTOBRE, IL MESE ROSA: LOTTA AL TUMORE DEL SENO. La rubrica del dottore Federico Mavilla

Durante il mese di ottobre l’Italia e il resto del Mondo si tingeranno nuovamente di rosa, colore simbolo della lotta contro il tumore al seno. Una luce rosa, dunque, unirà anche quest’anno la nostra Penisola dal Nord al Sud, con tanti monumenti, edifici e statue che resteranno illuminati per una o più notti a testimoniare che, grazie a un’efficace e corretta prevenzione, questa malattia tumorale si può, e si deve, vincere. Che cos’è, dunque, il tumore della mammella?
E’ il cancro più diffuso nelle donne e la seconda causa di morte per tumore nella donna. Purtroppo si riscontra un lieve, ma costante, aumento in tutto il mondo, soprattutto nei paesi industrializzati, rispetto a quelli in via di sviluppo. E’ soltanto grazie alle nuove scoperte diagnostiche e terapeutiche che la mortalità per tumore mammario si è stabilizzata e perfino ridotta in alcune aree.
La causa è sconosciuta, ma sono stati individuati dei fattori di rischio.
Il rischio di carcinoma mammario aumenta con l’aumentare dell’ età; poco frequente prima dei 35 anni, questo tumore è molto più diffuso dopo i 50; ad altissimo rischio le donne dopo i 60 anni.
Parenti colpite da carcinoma alla mammella costituiscono un fattore di rischio doppio rispetto a chi non ha in famiglia casi di carcinoma.
Il rischio di sviluppare tumore mammario sembra aumentare con l’aumento dell’età della prima gravidanza; il rischio più alto, ovviamente, è presente in quelle donne che non hanno avuto figli.
L’obesità sembra essere un fattore di rischio importante poiché il tessuto adiposo è la fonte principale di estrogeni nella donna in menopausa.
Il rischio di sviluppo di carcinoma mammario pare essere direttamente in relazione con il consumo di grassi animali e inversamente proporzionale al consumo di fibre vegetali.
Lo screening senologico è il metodo preventivo più importante e si basa sull’esecuzione di una mammografia biennale. Questo metodo riesce ad incidere sulla mortalità per carcinoma alla mammella per il 30%. Lo screening va effettuato sulla popolazione femminile compresa tra i 50 ed i 69 anni, mentre è ancora dubbia la reale utilità al di sotto e al di sopra dei due limiti di età. Al di fuori dello screening può essere utile l’autopalpazione mensile, una visita periodica dallo specialista e mammografie al di fuori della fascia di età su menzionata.
Il quadro di esordio è caratterizzato da lesioni molto piccole e spesso asintomatiche, non palpabili durante l’esame clinico e scoperte soltanto durante lo screening mammografico. Quando il tumore cresce, i primi sintomi possono presentarsi come presenza di noduli duri, ma senza dolore, secrezione dal capezzolo di sostanze sierose o di sangue, retrazione del capezzolo, eczema del capezzolo e/o dell’areola. Qualora il tumore non sia stato diagnosticato in fase iniziale, è possibile riscontrare i seguenti sintomi: ulcerazione della pelle della mammella, infiammazione (seno arrossato, ingrossato, con edema, caldo), linfoadenopatie.
E’ possibile porre diagnosi del carcinoma mammario con le seguenti metodiche:
esame clinico: ispezione e palpazione dei seni per verificare l’esistenza di noduli, alterazioni del capezzolo e della pelle, edemi regionali o secrezioni; mammografia: è l’esame più importante per porre diagnosi poiché permette di verificare l’esistenza di noduli, microcalcificazioni, segni di infiltrazione e distorsione del parenchima. La mammografia permette di rilevare anche lesioni di pochi millimetri e, con i nuovi apparecchi, di prelevare un campione per la biopsia;
ecografia: è utile come integrazione dell’esame clinico e della mammografia soprattutto in caso di donne giovani e quindi con seni che risultano opachi alla mammografia;
esame citologico con aspirazione tramite ago sottile: serve per confermare o escludere la diagnosi di tumore in presenza di esami strumentali dubbi.
Qual è la terapia per il carcinoma mammario?
Solitamente ci sono terapie locoregionali, che hanno lo scopo di rimuovere il tumore, , sia conservativa (cioè asportazione della sola parte malata del seno), che radicale (completa asportazione del seno colpito) a cui si fa seguire una radioterapia e le terapie sistemiche, che prevengono eventuali recidive o rendono operabili masse tumorali in stadio avanzato.

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