“Dopo gli anni romani è andato ad abitare in un luogo da eremo, tra Scicli e Modica, suggestivamente immerso nella campagna, tutta distese e valloni, attraversata e battuta da laser di luce e sibili di vento, da giochi d’ombra e lente accensioni di chiarori che si sposano e illuminano a loro volta i colori della terra e delle pietre e dell’erba e dei cespugli e degli alberi, e tutto sembra riversarsi nel vuoto del dirupo e poi risalire e frantumarsi colmando solchi e fossi in un gioco di evanescenze cromatiche. Rapide sequenze che sembrano imprimere spinte cinetiche al paesaggio. Così, lungo il succedersi delle ore policrome del giorno! Una solitudine, dunque, impastata di cromie. Piero ne vive pienamente la liturgia, assimilandola e metabolizzandola in forti espressioni di arte”, così scrive Giovanni Occhipinti, illustre poeta, fine narratore nonché sapiente critico letterario.
“Guccione non illustra figure e situazioni cerca anzi di ridurre il più possibile il riferimento illustrativo… si è messo fuori dalla storia, si è tenuto alla passione che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto”, così lo scrittore e giornalista Alberto Moravia.
“Un’esperienza la sua in cui ha utilizzato in alcuni casi l’acquerello ed in gran parte il pastello. Nel voler trovare un denominatore comune prevale nel suo immaginario il reinventare storie ed ambienti poetici nel contesto di un paesaggio mediterraneo…”, così il critico d’arte Paolo Nifosì.
Tre riflessioni che tengono conto del percorso artistico del Maestro Piero Guccione ospite ragusano d’eccezione in quanto autore delle quarantasei opere esposte nel capoluogo ibleo, nella splendida cornice del vetusto Palazzo Garofalo, Museo della Cattedrale di San Giovanni. Si tratta della mostra, fortemente voluta dal Centro Studi Feliciano Rossitto e dal Comune di Ragusa, dal titolo “Luoghi dell’arte tra musica, letteratura e poesia”, inaugurata il 29 ottobre alla presenza del primo cittadino, del presidente del Feliciano Rossitto, Giorgio Chessari, di mons. Carmelo Tidona e dei vertici istituzionali.
Un numerosissimo pubblico ha affollato le sale espositive partecipando in maniera corale all’intera iniziativa che conclude le manifestazioni per il 75° compleanno del Maestro Piero Guccione. “Il programma non solo è stato pienamente attuato – ha puntualizzato Giorgio Chessari nel suo intervento – ma su richiesta del Presidente della Regione è stato
esteso con la mostra che si terrà nella primavera del 2012 nelle Sale di Palazzo dei Normanni a Palermo”. Numerose le iniziative precedentemente realizzate, quali il Convegno di Studi, tenutosi a Scicli a maggio dello scorso anno, concluso con gli interventi di Emanuele Macaluso e di Piero Guccione; la pubblicazione del volume “Piero Guccione”, curato da Paolo Nifosì e Giorgio Sparacino; la mostra degli studi e bozzetti per il Tondo del Teatro Garibaldi, che ha avuto sede a Modica dal 3 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011; l’incontro di Studi sui rapporti tra Piero Guccione e Gesualdo Bufalino, svoltosi a Comiso a maggio di quest’anno.
Il primo cittadino di Ragusa si è soffermato sull’importanza dell’intera iniziativa che pone il capoluogo ibleo come meta di un ideale circuito artistico nazionale ed internazionale.
La mostra riguarda le interpretazioni che l’artista ha fatto di alcune opere liriche, di raccolte di poesie, di letteratura. In particolare l’interpretazione di Norma di Vincenzo Bellini, del Tristano ed Isotta di Wagner, della Cavalleria rusticana di Mascagni, di Senso di Camillo Boito, delle poesie di De Pisis e di Giorgio Soavi, de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, opere tutte che hanno corredato raffinate edizioni oramai introvabili, con scritti di Enzo Siciliano, Leonardo Sciascia, Marco Vallora, Alberto Moravia, di Tahar Ben Jelloun. La mostra coordinata dalla Torcular,con testi in catalogo di Giorgio Agamben e Paolo Nifosì, e con un saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,un catalogo edito da Skira, sarà trasferita nella primavera prossima a Parigi.
Il percorso espositivo è raccontato coi pastelli, con gli acquerelli, col disegno, dell’amore tra l’uomo e la donna, sentimento assoluto e complesso che Guccione va ad articolare nelle sue variegate declinazioni: l’amore-passione, l’amore-estasi, l’amore-malinconia, l’amore-gelosia, l’amore-disperazione, l’amore-tragedia. “Racconta della natura che questo amore esprime e comunica, della sua bellezza e dello stupore che suscita”, ha puntualizzato Paolo Nifosì nel corso del suo articolato e sintetico intervento.
Nelle opere di Guccione traspare una “dimensione romantica” in cui la Sicilia diventa “forma evocativa di trame letterarie”, come si nota in alcune opere che richiamano il tedesco Friedrich (con il suo “Viandante sul mare di nebbia”, 1818) o Hayez (con il suo “Bacio”, 1859) in cui si intravedono “architetture musicali di tensioni liriche, riconducibili al suo stile al suo sentire, all’intensità del suo cuore”.