L’Unione Europea mette in discussione la Ragusa-Catania

«È a rischio la realizzazione di tutte le nuove grandi infrastrutture in Sicilia e nel Mezzogiorno d’Italia a causa della nuova interpretazione normativa, da parte della Direzione generale Competitività dell’Unione europea, che considera i relativi finanziamenti come ‘aiuti di Stato’ e come tali da valutare secondo una lunga e rischiosa procedura. In realtà, finora le infrastrutture nelle Regioni dell’area ‘Obiettivo 1’ erano sempre state ritenute dal’Ue come una precondizione di sviluppo e, dunque, incapaci di creare squilibri o concorrenza sleale nel libero mercato».

A lanciare l’allarme è Salvo Ferlito, presidente regionale dell’Ance Sicilia, che ha chiesto il sostegno dei presidenti Ance delle Regioni del Sud Italia e del presidente nazionale dell’Ance, Paolo Buzzetti, sull’Unione europea per bloccare immediatamente questo «gravissimo precedente – dice Ferlito – che rischia di fare arenare tutti i progetti in fase di istruttoria da parte delle altre competenti Direzioni generali dell’Ue, come l’interporto e le opere per l’area industriale di Termini Imerese e la Catania-Ragusa. Esiste persino il pericolo che si debbano restituire i finanziamenti per gli aeroporti di Comiso, Fontanarossa e Punta Raisi».

Il caso è stato posto a proposito del progetto del porto hub di Augusta, inserito nella programmazione strategica dei trasporti europei in quanto si integrerà con la rete portuale e ferroviaria a servizio del corridoio Helsinki-Palermo. La scheda progettuale dell’opera, cofinanziata da ministero delle Infrastrutture, Autorità portuale di Augusta e Pon trasporti per 116 milioni di euro, era già stata esaminata dalle Direzioni generali Regioni e Trasporti dell’Ue; ma quella della Competitività, per la prima volta nella storia dell’Unione, ha assimilato il finanziamento pubblico di una infrastruttura per la mobilità ad un «aiuto di Stato» e come tale intende valutarlo. «Giova ricordare – osserva Ferlito – che la Direzione generale Competitività, prima di dare il via libera alla legge regionale sul credito d’imposta in Sicilia, ha impiegato ben due anni. La singolare interpretazione normativa pone a rischio non solo le grandi opere siciliane, ma quelle di tutte le regioni meridionali dell’Obiettivo 1 che scontano una debolezza politica, economica e territoriale. Le nostre imprese non possono attendere tempi lunghi, sono ormai al collasso per l’assoluta mancanza dal mercato di grandi opere pubbliche, che fa il paio con il ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Se perdessero anche queste opportunità che le istituzioni ci avevano prospettato come bandi imminenti, non avrebbero alternativa alla chiusura».

«È per questo – conclude Ferlito – che oltre ad un richiamo urgente da parte dell’Ance nazionale alle istituzioni europee, occorre una ferma posizione della Conferenza delle Regioni sul ministero delle Infrastrutture, cosa che ci auguriamo il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo si affretterà a richiedere».

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