Indagine igiene urbana a Modica. Oggi l’interrogatorio del dirigente comunale

Oggi comparirà davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, Patricia Di Marco, il dirigente dell’assessorato comunale alle Politiche Ambientali, Giorgio Muriana Triberio. Sul funzionario, uno degli otto indagati nell’inchiesta sul servizio di igiene ambientale in città, pesa la richiesta della Procura della Repubblica di applicazione del provvedimento restrittivo dal posto di lavoro fino a due mesi. Dopo l’interrogatorio, il Gip deciderà se accogliere la richiesta o rigettarla. Giorgio Puccia e i suoi due figli, principali indagati, intanto si dicono sereni, sicuri di potere dimostrare la regolarità della loro attività. Lo dicono attraverso i loro legali, gli avvocati Mario Caruso e Salvatore Poidomani, che in queste ore stanno sviscerando i contenuti degli atti d’accusa(si tratta di almeno un paio di grossi faldoni). Entro la prossima settimana presenteranno istanza di revoca del provvedimento di sequestro della sede di Via Modica Ragusa, dell’impianto di smaltimento di Contrada Piano Ceci, del Villaggio Turistico di Via del Laghetto, a Marina di Modica, e dei mezzi di lavoro al Tribunale del Riesame di Ragusa, mentre riguardo l’aspetto prettamente personale si procederà a chiedere al Riesame di Catania la revoca dei provvedimenti restrittivi con i quali Giorgio Puccia, conosciuto come Salvatore, e i figli Giuseppe e Paolo, la revoca dell’obbligo di firma al Commissariato due volte al giorno. “Andremo ad impugnare i provvedimenti – dicono Poidomani e Caruso -. Molte cose le smonteremo documentalmente. Peraltro Puccia può tranquillamente entrare ed uscire dalla sua azienda, anche se non ha ovviamente poteri, essendo stato nominato l’amministratore giudiziale, Walter Buscema. Riguardo alle accuse di presunte estorsioni e minacce e vessazioni nei confronti di alcuni dipendenti è necessario sottolineare il clima di tensione che si rifà ad un astio di alcuni operatori ecologici nei confronti del loro titolare, per motivi non strettamente riconducibili a quanto ipotizzato dagli inquirenti”. Secondo i legali le diatribe interne alla ditta sono determinate da disposizioni di lavoro non accettate dai dipendenti, alcuni dei quali sono stati licenziati con decisione del giudice del lavoro del Tribunale, passata in giudicato mentre un altro paio sono stati licenziati e per i quali si attende il processo. I reati contestati, limitatamente alle responsabilità dei singoli indagati, spaziano dalla turbata attività d’incanti(nei fatti si tratterebbe di una vera gara d’appalto) alla truffa aggravata ai danni del comune, passando per la frode nell’appalto del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, la violazione dei reati ambientali.

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