L’OSSERVAZIONE DAL BASSO…………… di DIRETTORE. SECONDA REPUBBLICA ULTIMO ATTO: DA BERLUSCONI A MONTI. LA SCONFITTA DELLA POLITICA

Berlusconi si è dimesso e molti cittadini davanti al Quirinale hanno festeggiato, brindato, gridando: Buffone! Buffone! Bersani è anche andato in una delle sedi più importanti del PD di Roma e ha issato la bandiera del partito, quasi come un reduce da vittoria elettorale. E adesso? Via la politica,via i partiti, niente maggioranza, niente opposizione: subentra la tecnocrazia. Mario Monti è un tecnico, persona autorevole, preparata. Si sostituisce alla politica, sostituisce i politici, i partiti, i quali, con alcune eccezioni, scelgono la via di un “armistizio” ipocrita, dichiarandosi disponibili ad un Governo di larghe intese. L’investitura di Monti, dunque, è stata decisa dai mass media e ora sarà consacrata dal Presidente Napolitano. Inutile giocare con le parole: quello di Monti non può essere un Governo, perché i Governi nascono dalle democrazie. E le democrazie prevedono maggioranze e opposizioni: di destra o di sinistra, di centro destra o di centrosinistra. Quel che sta accadendo in Italia è un atto di commissariamento dettato da uno stato di emergenza e che ci hanno imposto l’Europa e i mercati: veri vincitori. Nessuno può, se intellettualmente onesto, negare che il Governo Berlusconi abbia responsabilità etiche e politiche ben precise sia nella politica interna che estera, ma con altrettanta onestà va pure detto che la crisi viene da lontano e che c’è stata una maggioranza degli italiani che ha più volte riconfermato Berlusconi e che dal 1994 il Paese ha alternato centrodestra e centrosinistra, ma senza vedere alcun risultato positivo per il Paese. Come Craxi nel 1994 chiuse l’era della prima Repubblica da “capro espiatorio”, lo stesso è accaduto a Berlusconi, la cui caduta sembra essere l’ultimo atto della seconda Repubblica.
Con l’investitura di un tecnico come Monti, è il Paese che esce sconfitto da questa crisi di governo, perché prende atto che la politica ha fallito in tutti i sensi e che l’Italia si è trasformata in uno stadio con tifoserie ed ultrà che hanno inquinato qualsiasi possibilità di azione politica.
Ben venga, dunque, se così vogliono, la tecnocrazia al posto della democrazia! Se il problema era Berlusconi come persona e politico in sé e non il PDL come soggetto politico, sarebbe stato corretto, in una democrazia che sa essere dialogica e rispettosa della sovranità popolare, che l’opposizione parlamentare dicesse al PDL: ora che Berlusconi, finalmente, è uscito di scena, il presidente della Repubblica incarichi un’altra figura autorevole del PDL perché avvii le consultazioni per un nuovo Governo politico e non tecnico e noi ci prepareremo ad una nuova opposizione non più viziata di antiberlusconismo. A questo punto, mi si consenta un po’ di ironia: ma perché continuare a pagare fior di milioni di euro per deputati e senatori? Se non è necessaria la politica ma bastano un Premier tecnico, dei ministri tecnici, dei sottosegretari tecnici, perché tanto spreco di denaro? Perché mantenere ancora, e anche in futuro, un parlamento di nominati? E’ sufficiente che ci amministrino questi tecnici “salva-stato” e i problemi spariscono. Magari!
Siccome questo non è possibile, mi spieghino PD, UDC, Italia dei valori , FLI e SEL, che avevano considerato propaganda e “macelleria sociale” la lettera inviata da Berlusconi alla BCE, come possono trovarsi d’accordo ora che la lettera di Berlusconi, approvata dall’Europa, Monti dovrà seguirla per mantenere gli impegni presi?
Il Governo tecnico è , a mio avviso, un rovesciamento del dettato della sovranità popolare, giustificato da una emergenza che è frutto dell’incapacità della maggioranza uscente e da una opposizione che, sin da quando Berlusconi si è insediato nel 2008, ha scelto, al di là di torti e ragioni, di cantare sempre lo stesso ritornello: Berlusconi, devi andare a casa.
Se non fosse per la legge elettorale in atto, che va cambiata, direi che le elezioni sarebbero l’unica strada da perseguire. Ma anche con le elezioni, sono convinto che entriamo nella terza Repubblica con un grande problema che è quello dell’assenza della politica.
Se si chiedesse ad una persona seria, onesta sia intellettualmente che eticamente, responsabile e corretta (attenzione non mi riferisco alla persona perfettibile, che non esiste) di impegnarsi in politica o di assumere un incarico amministrativo in questo momento storico-politico che viviamo, la risposta che si potrebbe avere potrebbe essere la seguente: non grazie, ho altro da fare! E poi, impegnarsi per cosa? Per il nulla? O per litigare dalla mattina alla sera: con i propri compagni di partito, con gli amministratori, con i sindacati, con i dirigenti, con i cittadini, con la stampa, con chi cerca solo polemiche o provocazioni?
C’è un clima generale e complessivo, in Italia, che non invoglia. Le persone di buon senso, equilibrate, che sono rispettose della propria immagine sociale e culturale, che svolgono con rigore e dovere etico la propria attività perché mai dovrebbero lanciarsi in politica? Per quale missione? Forse per amministrare debiti contratti da altri? O forse per avere il potere? Potere su “chi” e su “che cosa”, quando forse non avrebbero neanche il potere di decidere di compare un rotolo di carta igienica non avendo nemmeno la disponibilità di un euro nel capitolo di spesa dell’ente che amministra? Se poi aggiungiamo che in base all’alternanza, chi governa “dopo” dice, onestamente o demagogicamente, che le responsabilità sono di chi “c’era prima”, e viceversa, non si esce più dal tunnel … Insomma, forse alla fine i veri colpevoli sono i cittadini, o meglio le maggioranze dei cittadini, che scelgono chi li deve governare. Ma forse neanche i cittadini sono colpevoli, perché hanno alternativamente mandato a casa i governi , ora di centrodestra ora di centrosinistra.
Io credo che oggi governare l’Italia è divenuta un impresa difficile, perché quel che si fa sarà sempre inadeguato, perché alla “logica della ragione” s’impone sempre la “logica delle ragioni”, quasi sempre viziate dal bisogno ideologico di creare consenso elettorale attorno a se stessi. Allora, può occuparsi di politica o assumere un ruolo istituzionale solo chi è consapevole che sta per salire su un “palcoscenico”, ove deve recitare quotidianamente: con se stesso, con i cittadini, con i funzionari, con i colleghi, e con la certezza che qualunque scelta si compie sarà sempre contestata poiché “contenta alcuni” e “scontenta altri”. In un contesto sociale e politico nel quale tutto è artefatto e in cui certa stampa assume anche il ruolo di “mestolo” che ora attizza scontri ora tenta di far da paciere, ora insinua ora nasconde, perché una persona che tiene al suo buon nome dovrebbe dunque entrare nella mischia? Per diventare un eroe, un martire, o per diventare un’ulteriore vittima sacrificale sull’altare delle contestazioni, o addirittura per cadere in qualche trappola giudiziaria? Oggi, chi ha voglia, festeggi pure per la caduta di Berlusconi, ma sicuramente il clima generale del Paese provoca tanta amarezza, tanto pessimismo … E, in questo caso, a ragion veduta.
Il pessimismo è legato, chiaramente, alla realtà delle cose, ai fatti che quotidianamente ci travolgono. La speranza: una nuova generazione di giovani politici. Ma, chiaramente, dovremmo preparargli un clima diverso, e loro dovrebbero testimoniarci la capacità di “esserci” e di “fare” senza i difetti degli anziani!

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