Alla fine, forse, si è riusciti a mandare il ristorante di Montecitorio in pensione. La storica “tavola” di deputati e cronisti parlamentari potrebbe chiudere presto i battenti e trasformarsi in un self service come quello, già esistente, per i dipendenti della Camera. Anzi, la cucina sarebbe in comune e i piatti portati agli onorevoli con l’aiuto di un montacarichi.
In tal modo, si dovranno rinnovare i contratti di appalto per le società di ristoro, in scadenza a dicembre, e unificare i bandi, con un notevole risparmio di spese e personale. Di conseguenza, anche i menu saranno contenuti: mai più, quindi, pranzi sontuosi per pochi euro, prima che le feroci polemiche portassero ad un ritocco dei prezzi.
Milena Gabanelli direbbe: “Ed ora, la buona notizia”. Noi, più modestamente, diciamo che la buona notizia è ancora da confermare, perché mercoledì 23 novembre era prevista una riunione del collegio dei questori della Camera per decidere sulla vicenda, ma tutto è stato rinviato alla prossima settimana. E i colpi di scena, come noto, sono sempre dietro l’angolo. Forse, però, il momento di crisi unito al forte sentimento di antipolitica sta cominciando a produrre qualcosa di – almeno simbolicamente – concreto.
Libero cita alcuni gustosi aneddoti della storia del ristorante, come le risse tra deputati e cronisti parlamentari, perché questi ultimi secondo gli onorevoli erano usurpatori dei loro posti a sedere. O ancora, quando Sandro Pertini fu presidente della Camera dal 1972 al 1976 e il ristorante fu ribattezzato “Da Sandro e Carla” in onore a lui e la moglie Carla Voltolina. Altre epoche. Ora un self service sarebbe quantomeno adeguato ai ritmi (e ai costi) del Paese.