Il 28 novembre, ma era già nell’aria da qualche giorno, si è dimesso il Sindaco di Scicli Giovanni Venticinque, eletto nelle amministrative del 2008 al primo turno, all’interno d’una coalizione di centrodestra.
Considerate le grandi difficoltà che sono chiamati a gestire i Sindaci dei Comuni, la notizia sarebbe stata di ordinaria amministrazione, poiché può capitare a chiunque di gettare la spugna di fronte ad una prospettiva che non corrisponde ai propri progetti.
Ciò che ha stuzzicato la mia curiosità, è stata la nota che il PDL provinciale, a firma di Silvio Galizia, ha diramato stamani e nella quale si accusa l’ex Sindaco di Scicli di aver decretato il fallimento della sua esperienza per colpa della propria arroganza, per aver voluto sempre decidere da solo, per essersi circondato di collaboratori inetti ed inadeguati, per aver giocato a fare lo sceriffo.
I toni irriguardosi del Galizia insinuano il sospetto che la politica non riesca a digerire voci fuori dal coro, comportamenti che tendano a staccarsi dall’atavica abitudine che tutto debba passare dalle segreterie dei partiti, che nulla possa essere difforme dalle loro concezioni, ancorchè dettato da ineccepibili esigenze sociali o contingenze del momento.
Se così fosse, senza entrare nei meriti o eventuali demeriti dell’ex Sindaco, bisognerebbe auspicare che di uomini come Giovanni Venticinque ne spuntino tanti, per intraprendere un cammino che consenta di non vedere la politica come il sale di tutte le pietanze, anche di quelle dove non è affatto necessario.
La politica, checché ne pensi Galizia, ha bisogno improcrastinabile di radicali cambiamenti, a partire da una nuova concezione che gli eletti non debbano rappresentare, pena il proprio fallimento, l’insindacabile giudizio del deus ex machina delle segreterie dei partiti.
IL BUONSENSO E LA VOLONTA’ DI NON SOTTOSTARE ALLE LOGICHE DELLA POLITICA, POSSONO DETERMINARE IL FALLIMENTO D’UN PROGETTO? La riflessione di Ballarò
- Novembre 30, 2011
- 11:38 pm
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