Inchiesta “Agenzia matrimoniale”. Modica, l’indagata: “Sono venuti alle 4 del mattino, temevo un rapimento, erano i carabinieri”

“Ho temuto in una rapina o un rapimento. I miei figli ora sono molto scossi. Una ieri non voleva nemmeno andare a scuola”. Un provvedimento contenente l’obbligo di firma giornaliero notificato alle 4 di mattina. La paura che alla porta ci fossero ladri o rapinatori, la telefonata d’aiuto ai carabinieri. Poco dopo i militari la richiamano: “Signora può aprire, siamo i carabinieri”. Una vicenda  raccontato ieri mattina da Nadia B, 34 anni, originaria di Marrakech, indagata nell’operazione  denominata “Agenzia Matrimoniale” e accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La donna, da tredici anni a Modica, due figlie minori, di undici e due anni, nate in Italia, ha raccontato la sua vicenda personale tra le lacrime nello studio del suo difensore, l’avvocato Salvatore Poidomani. “E’ mai possibile – ha detto quest’ultimo – eseguire il provvedimento alle 4 di mattina? Vogliamo andare avanti per sapere chi da dato questi ordini. C’è un abuso nei confronti della mia assistita”. Si tratta della vicenda riguardante circa dodici matrimoni accertati, che sarebbero stati “combinati” tra uomini di Modica e delle zone limitrofe e giovani donne maghrebine, alla ricerca della cittadinanza italiana. Secondo gli inquirenti ci sarebbe un’organizzazione dedita all’organizzazione di sposalizi fittizi, alla quale venivano versate somme tra cinquemila a diecimila euro. “Io ho solo fatto da testimone nel matrimonio di una mia amica – ha detto Nadia B. – che tuttora vive con il marito così come è stato per quello di mia sorella, più grande di me e non so nulla di questa vicenda. Il fatto grave è che alle 4 del mattino sono stata svegliata. Non ho avuto nemmeno il tempo di rispondere al citofono che mi sono trovata cinque uomini, che si erano fatti aprire il portoncino da una vicina, dietro la mia porta che puntavano delle torce all’interno della casa. Ho svegliato le mie figlie, temendo fossero i ladri o un rapimento e ho anche telefonato ai carabinieri. Poco dopo mi hanno ritelefonato dicendomi che erano loro uomini. Addirittura hanno girato per le stanze della mia casa e poi mi hanno obbligato a seguirli in caserma a quell’ora. Ho dovuto chiamare un amico per rimanere con i miei bambini”. Sono 25 le persone indagate tra italiani e marocchini. Per cinque di questi, S.D.M., R.C., N.C., G.G. e V.R., quest’ultima è una donna, c’era la richiesta di custodia cautelare in carcere rigettata dal Gip, Patricia di Marco “Noi – aggiunge l’avvocato Poidomani – vogliamo denunciare questo stile e queste modalità. La mia assistita non ha mai percepito denaro e il suo ruolo, negli atti che ho letto, viene ritenuto assolutamente marginale”. Dalla Compagnia Carabinieri non ritengono commentare questi fatti.

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