USI E COSTUMI DEL MEDIOEVO NELL’AREA IBLEA, IL 4° INCONTRO DI “ERGASTERION – FUCINA DI ARCHEOLOGIA”. VENERDI’ A RAGUSA IBLA AFFRONTA TEMATICHE DI CUI GLI STUDIOSI NON SI OCCUPANO SPESSO

Gli usi e la vita di un tempo buio. Il medioevo come mai non è stato affrontato prima in territorio ibleo. Ricostruito sulla base dei pochi e importanti rinvenimenti ceramici di cui si ha notizia. Tracce di cultura materiale che permettono di fare luce sulla quotidianità di un’epoca storica che, per quanto riguarda i trascorsi della provincia di Ragusa, non ha finora avuto la dovuta attenzione. E’ uno dei suggestivi argomenti che saranno trattati venerdì 9 dicembre, a partire dalle 17,30, all’auditorium di San Rocco, a Ragusa Ibla, per il quarto appuntamento di “Ergasterion – Fucina di archeologia”, il ciclo di incontri promosso dalla sezione di Ragusa dell’associazione “SiciliAntica”. A parlare di uno degli aspetti che di solito non finisce sotto i riflettori sarà Salvina Fiorilla, funzionario archeologo della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali del capoluogo ibleo. Il tema dell’incontro sarà proprio “Ceramica”. Lo stesso di cui si occuperà Alessandra Cilio, specializzata in Archeologia classica all’Università di Catania, fornendo le ultime delucidazioni sul quartiere artigiano di Scornavacche, l’anonimo villaggio di epoca greca messo in luce, nelle indagini condotte negli anni Cinquanta, da Antonino Di Vita. Sorto sui resti di una necropoli arcaica alla fine del V secolo a.C., e violentemente distrutto tra la fine del IV e i primi anni del III secolo a.C., il villaggio può contare su un lotto di reperti proveniente da un insieme di vani indicato da Di Vita come l’“atelier del ceramista” per la presenza di elementi riconducibili alle attività di lavorazione, produzione, stoccaggio e vendita di vasi e statuette. Degli studi condotti nell’antica Licodia Eubea si occuperà, invece, Concetta Idonea, specializzata in Archeologia classica all’Università di Catania, che dimostrerà come, sulla base delle più recenti ricerche, emerge la produzione, nella zona dell’area della fornace, di tre tipologie di ceramica: a vernice nera; comune; e da fuoco. Dall’insieme di tutti questi elementi è stato plausibile ipotizzare l’esistenza a Licodia Eubea di un “kerameikos” organizzato in case-officine testimoniate dalla presenza di tracce d’uso in alcuni reperti di ceramica da fuoco. Infine, Paolo Spadaro, laurea specialistica all’Università La Sapienza di Roma, illustrerà le caratteristiche delle lucerne, oggetti d’uso molto comuni nel mondo antico, conservati nella collezione del museo civico “Franco Libero Belgiorno” di Modica. Dall’analisi di questi piccoli oggetti è stata tracciata una sorta di linea evolutiva della forma della lucerna per un arco di cinque secoli, postulando, all’interno di alcune tipologie, l’esistenza di produzioni locali.

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