CGIL, Giovanni Avola: Quale futuro per l’Università a Ragusa

Ritengo siamo arrivati al capolinea. Dopo la presa di posizione del Sindaco di Ragusa e le dichiarazioni del rettore Recca, appare evidente che la sopravvivenza dell’Università nel nostro territorio è difficile se non impossibile. Un consorzio che vive di finanze derivate non è più in grado di sopportare i ritardi e la riduzione dei trasferimenti della Regione, della Provincia e del Comune. A dichiararlo il Segretario Provinciale della CGIL Giovanni Avola.
I costi del decentramento universitario non possono più essere sostenuti dagli enti locali e dall’Università di riferimento. Le prospettive della nostra realtà universitaria non possano più essere affidate ai continui contenziosi né tanto meno ai botta e risposta sulla stampa.
Aldilà dei toni forti e delle perentorietà annunciate, le valutazioni del rettore Recca esprimono le oggettive difficoltà legate alle risorse economiche sempre meno disponibili da parte del nostro consorzio universitario.
Credo, aggiunge Avola, che bisogna avere l’onestà intellettuale di ritenere conclusa l’esperienza con l’Università di Catania e che a decorrere dall’anno accademico 2012-2013 bisogna voltare pagina.
Occorre un nuovo patto rifondativo per il rilancio e la radicalizzazione dell’Università nel nostro territorio attraverso l’istituzione del IV polo con Siracusa ed Enna . Gli incontri dei prossimi giorni dovranno essere dirimenti e alla luce del sole: bisogna conoscere la volontà politica di tutta la deputazione, superare gli inutili campanilismi tra Ragusa, Siracusa ed Enna ed avviare una interlocuzione forte e concreta con la Regione ed il Ministero. Tra l’altro in materia di decentramento universitario la nostra regione ha già legiferato ( Legge n. 2 del 2002 ) ed il IV polo rientra tra gli obiettivi che la legge si è dati.
Dunque un’ iniziativa sinergica tra tutti i soggetti interessati, sindacato compreso, superando supremazie e veti di sorta.
Solo il IV polo può assicurare certezze e stabilità formativa al nostro territorio, Solo con esso può essere controbilanciato il numero di università statali presenti nel Nord del Paese, solo con esso si può arrestare l’esodo dei nostri studenti verso altri lidi. Insomma serve il finanziamento e l’intervento dello Stato.
Tutto questo non esclude, naturalmente, rapporti collaborativi con gli atenei storici del Paese, Catania innanzitutto.

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