Processo sui “Diplomi facili”. Modica, affidato al terzo Gup

Affidato a un terzo magistrato il processo sui cosiddetti “diplomifici” che vede imputate oltre novanta persone. Il nuovo Gup è Lucia De Bernardin. Prima di lei si erano occupate della vicenda penale, le colleghe Patricia Di Marco, oramai trasferita a Siracusa, e Sandra Levanti. Questo è stato il motivo per cui il nuovo magistrato ha rinviato tutti al prossimo cinque gennaio per un’udienza unica che è stata fissata di mattina. Dovranno ridiscutere tutti gli avvocati, anche quelli che avevano già tenuto le loro arringhe dopo le richieste
del pubblico ministero, Francesco Puleio. Non è da scartare nemmeno la possibilità che si possa acconsentire a procedere oltre col consenso di tutte le parti. L’inchiesta scaturì dopo gli esami di maturità del
2005 tenuti negli Istituti tecnici commerciali parificati “Europa” di Modica, “Marconi” di Vittoria e “Gentile” di Vizzini. La pubblica accusa ha già chiesto il rinvio a giudizio per tutti mentre per due studenti, Santo Dominante e Luca Bonanno. Il piemme ha chiesto sei mesi di reclusione ciascuno, e per un altro, Antonino Zinna, tre anni, in quanto gli viene contestata anche l’associazione. Hanno scelto tutti e tre il rito abbreviato. Coinvolti nel procedimento trentuno studenti e sessantadue tra dirigenti, amministratori, dipendenti,
collaboratori dei tre istituti e ventiquattro docenti, membri delle tre commissioni degli esami di Stato. Due erano presiedute da Antonino Nasisi ed una, quella dell’istituto Europa, da Giorgio Spadaro. Per i commissari, accusati di avere ammesso candidati che avevano frequentato solo pochi giorni durante l’anno scolastico, e in qualche caso di avere violato il limite del numero massimo consentito per ogni commissione, l’imputazione è abuso d’ufficio. Più pesante quella contestata ai coniugi Sebastiano Mignacca e Giovanna D’Izzia,
amministratori unici della società ‘Ge.Ma.D’ srl che gestiva gli istituti di Modica e Vittoria, e della ‘Si.Pla.S’ srl che gestiva l’istituto di Vizzini. I due, insieme al figlio Vincenzo Mignacca,
collaboratore di segreteria dell’Istituto Europa, e ad altre diciassette persone, rispondono di associazione per delinquere finalizzata “alla consumazione di un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica”.

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