L’alimentazione: fattore di rischio o fattore protettivo? La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

“Un uomo grasso vive meno di un uomo magro. Il benessere richiede la conoscenza della costituzione primaria dell’uomo e delle proprietà dei vari alimenti, sia di quelli per lui naturali che di quelli prodotti con il suo lavoro. Ma il mangiare, da solo, non è sufficiente per il benessere. Deve essere considerata anche l’attività fisica i cui effetti devono essere parimenti riconosciuti. La combinazione di questi due elementi crea lo stile di vita, qualora sia posta la dovuta attenzione all’età dell’individuo, alla situazione della sua casa, al mutare dei venti e alle stagioni dell’anno”. Ippocrate, 550 a.C.

Facendo un bel salto nel tempo e arrivando sino agli ultimi cinquant’anni, possiamo affermare che l’epidemia di malattie degenerative ( arteriosclerosi, patologie cardiovascolari, tumori ) rappresenta la maggior causa di morbilità e mortalità.
Gli eventuali rapporti tra alimentazione e malattie cardiovascolari hanno condotto a rilevare che mentre negli Stati Uniti e nel Nord Europa l’alimentazione si associa a più elevato rischio di malattie cardiovascolari, invece nei paesi del Mediterraneo risulta protettiva. Nasce cosi il concetto di “Dieta Mediterranea”, che significa alimentazione prevalentemente fondata su alimenti di origine vegetale, pane, frutta, verdura, olio d’oliva e pesce.
Arrivando ai giorni nostri, la diffusione del sovrappeso e dell’obesità nella nostra società è attribuibile, oltre che a fattori di tipo genetico, all’adozione di stili di vita sempre più sedentari associati a scorrette abitudini alimentari. Non può sfuggire che il controllo del peso rappresenta il terminale strategico delle abitudini alimentari. Questo significa che il comportamento e le abitudini alimentari devono essere tali da consentire un peso ragionevole.
Il nostro peso corporeo rappresenta l’espressione reale del bilancio energetico tra entrate e uscite caloriche. L’energia viene introdotta con gli alimenti ed utilizzata dal corpo sia durante il riposo, sia durante l’attività fisica. Se si introduce più energia di quanta se ne consuma, l’eccesso si accumula nel corpo sotto forma di grasso, determinando un aumento di peso oltre la norma, sia nell’adulto che nel bambino. Se invece si introduce meno energia di quanta se ne consuma, il corpo utilizza le sue riserve di grasso per far fronte alle richieste energetiche. Un peso stabile, che rientri nei limiti della norma, contribuisce quindi a far vivere meglio e più a lungo. Riportare il peso entro valori normali richiede una disciplina rigorosa e continuativa, dato che il ritorno al peso sbagliato è frequente. E’ preferibile quindi mantenere il proprio peso nella norma piuttosto che dover ricorrere a trattamenti correttivi. Quindi tenere sotto controllo il peso, significa accorgersi precocemente di un aumento anche modesto, questo rappresenta la spia che il bilancio energetico non è più in equilibrio. A questo punto capire qual è l’errore nutrizionale, significa anche poter, con pochissima fatica, correggere quell’errore. Se si aspetta di intervenire solo quando l’obesità è conclamata, le terapie saranno più difficili, impegnative e non sempre efficaci. Quindi, il prevenire l’accumulo di peso è più facile che curarlo. Mantenere il peso nella norma è più facile con uno stile di vita fisicamente attivo e con il contemporaneo rispetto di semplici regole di comportamento alimentare. Tutte le strategie di prevenzione e sensibilizzazione su questi temi, specie nei confronti dei bambini e adolescenti rivestono oggi un’importanza cruciale : alimentazioni equilibrate adottate sin dall’infanzia e mantenute poi nell’età adulta insieme ad una regolare attività fisica, contribuiranno a ridurre il rischio di insorgenza di patologie quali l’obesità, malattie cardiache, ipertensione, diabete, alcuni tipi di cancro ed osteoporosi.

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