L’Agricoltura è in agonia: in tanti riconoscono lo stato di crisi, ma nessuno interviene.

Purtroppo in tanti condividono con consapevolezza lo stato di crisi dell’agricoltura, ma nessuno riesce a fare qualcosa. La crisi nel settore primario investe tutti da Nord a Sud, vuoi per la globalizzazione, vuoi per l’eccessivo sviluppo dei grandi numeri, vuoi per la sicurezza alimentare, tutti motivi giusti e validi, ma il burocrate è riuscito a incartare il settore. Non si riesce a trovare il bandolo della matassa, ma in ogni caso si aggiungono tasselli fatti di leggi e leggine, che favoriscono le lobby senza salvaguardare il popolo e le necessità dello stesso. Certo il campo dell’agricoltura è molto complesso, ma il settore primario sta subendo una lenta agonia e con esso il suo popolo con le sue tradizioni: l’industrializzazione di tutto ha permesso la scomparsa di alcune tradizioni, simbolo quali “a ricotta ‘no cavaruni” e ‘na cavagna”.
L’Agricoltura è vittima dell’organizzazione industriale e dei servizi annessi, dove l’Asino e la Vacca Modicana, sono ricordi per aneddoti che raccontano i nostri genitori ma, difficilmente riusciremo a trasmettere ai nostri figli.
Andando a guardare nei dettagli la Politica, a livello comunale possiamo dire il vuoto, mentre l’Assessore Provinciale Muriana si dimena fra esperienze e vecchie conoscenze nell’ambito imprenditoriale, ma probabilmente non riesce a sentire veramente la crisi nelle famiglie così come coloro che ci stanno dentro. A livello nazionale abbiamo avuto una seria di Ministri che più che difendere il settore non hanno avuto altro da fare che proteggere i loro interessi, mentre la comunità Europea ha provveduto ad accomodare le lobby di un mercato che con le Famiglie costituite in impresa, hanno ben poco a dire. Il Mondo agricolo combatte anche la crisi delle banche, con tassi di interessi che da giugno-luglio 2011, sono passati dall’4-5% al 16-17%, oltre alle spese, commissioni bancarie e balzelli vari che non vanno a calcolarsi al montante per il calcolo del tasso di usura e che quindi libera le banche da sgradevoli controversie da sbrigare nei tribunali. Le industrie mangimistiche e casearie si ritrovano in un mondo economico che è poco affermare che è scombussolato dal fattore cassa: i caseifici pagano il latte alle aziende agricole con una media di 100-110 giorni e se questi sono sommati ai giorni valuta che impone le banche su queste operazioni finanziarie, si arriva a 120 gg per la realizzazione di cassa del venduto. Le industrie si ritrovano ad importare cereali con pagamento contanti allo scarico se non addirittura anticipato alla partenza in alcuni casi. Quindi una forbice che costringe gli allevatori a fare salti mortali per assicurare i mangimi agli animali, ma con l’ultima manovra del Governo Monti, si ritrovano a gestire una situazione finanziaria prima di assistenza da parte delle banche. Nella provincia di Ragusa un buon 80% di aziende a cui è stato chiuso il conto corrente bancario per insolvenza varia o che mostrava difficoltà economica mediante l’emissione di titoli privi di una reale copertura, ha dal 6 dicembre, data di entrata in vigore del decreto, l’impossibilità di effettuare pagamenti per la diffida ad emissione di titoli, quando la legge impone il limite massimo di 1.000 per la trasferibilità di cassa.
A questo, come rilevato dall’ocse, si aggiunge la difficoltà nel settore per la riduzione nell’ultimo semestre, dei consumi di carne rossa pari al 60-70% ma che non interessa al mondo della burocrazia e ciò si evince dall’incremento del 1500%, negli ultimi tre anni, delle pratiche attivate dalla Serit nei confronti degli agricoltori morosi per contributi o tasse varie.
Alla Provincia Regionale di Ragusa, è stato ricevuto l’assessore regionale alle Risorse Agricole e Alimentari Elio D’Antrassi, che ha partecipato al Tavolo Tecnico Agricolo che Vincenzo Muriana, assessore provinciale allo Sviluppo Economico aveva convocato per concordare, tra l’altro, l’organizzazione delle fiere agricole in accordo con la Regione Sicilia e discutere delle prospettive future correlate alla persistente crisi agricola regionale. E’ giusto parlare e discutere delle prospettive future nell’agricoltura, ma è stato dimenticato che le Aziende agricole stanno vivendo il presente senza alcuna prospettiva verso il 2012.
Si spera sempre nel futuro, come se fosse una lotteria, ma sarà in grado il Governo Monti di intervenire anche nel mondo agricolo? Per fare ciò è necessario spogliarsi dal buon vestito e scendere realmente in campo per viverne le difficoltà e chiedere ai diretti interessati e non ai rappresentanti di categoria.

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