LA “RINASCITA” CHE NON CI SARA’ PIU’ PER LA COOPERATIVA DI VITTORIA. La riflessione di Ballarò

Era l’estate del 2010 quando mi occupai con una riflessione di un’azienda storica del nostro territorio per rilevarne le incongruenze e le incapacità del gruppo dirigente che ne stava decretando la sua morte.
La cooperativa Rinascita di Vittoria, fiore all’occhiello dell’economia ipparina, era nata negli anni 60 per la visione lungimirante del suo fondatore e Presidente Pietro Gentile che morto all’inizio degli anni 70, si rivolterà sicuramente nella tomba per la fine che qualche improvvisato dirigente ha fatto fare alla sua creatura.
Quante cose sono cambiate dagli anni della sua costituzione ai nostri giorni ! L’indimenticato Presidente Gentile, a pranzo non andava a casa ma mangiava un pezzo di pane tra i banchi di lavorazione del magazzino, all’epoca in contrada surdi, la mattina era il primo ad arrivare per andarsene a notte fonda per ultimo, rideva e scherzava tra il personale dell’azienda, seppure affetto da una grave malattia che lo condusse alla morte, senza mai far pesare il suo ruolo né all’interno né altrove, dov’era conosciuto e stimato per la sua grande capacità imprenditoriale che consentì a tanti ex braccianti agricoli di diventare piccoli e medi imprenditori non più ricattabili da commercianti che fino ad allora avevano deciso le loro sorti economiche.
Ma i tempi cambiano e con essi le logiche che dovrebbero regolare la disponibilità a servire gli altri e quando non ci si rende conto che ciascuno di noi ha dei limiti che non consentono l’assunzione di certe responsabilità, il passo, per arrivare al tracollo delle aziende che presuntuosamente intendiamo rappresentare, diventa breve.
Nell’ultimo ventennio, quella che fu un’azienda leader nel settore della commercializzazione di ortofrutta, ha visto ai suoi vertici uomini incapaci che si ritenevano top manager, persone che a stento avrebbero potuto dirigere un chiosco e che dall’alto della loro presunzione ed arroganza, hanno seminato con cocciutaggine quel seme della discordia che ha segnato l’esodo inarrestabile della base sociale, insoddisfatta dei risultati economici ottenuti dalla cooperativa e nauseata dagli atteggiamenti irritanti e megalomani dei suoi massimi dirigenti.
In un simile scenario, quale poteva essere l’epilogo ?
Ma le responsabilità, d’una fine tanto annunciata quanto inopportuna per l’economia locale, per i tanti che in quest’azienda si sono guadagnati da vivere,vanno ricercate anche in quella politica che, per decenni, pur constatando l’inadeguatezza della classe dirigente della struttura associata, è rimasta silente continuando a vederla opportunisticamente come mangiatoia elettorale, astenendosi dall’assumere posizioni di critica costruttiva per evitarne la fine.
Personalmente sono dispiaciuto per la scomparsa d’un soggetto imprenditoriale che tanto lustro ha dato alla città di Vittoria e perché sono convinto che quando scompare un’impresa, muoia un pezzo d’economia, ma non posso non dichiarare la soddisfazione che alcuni sedicenti manager siano costretti a tornare coi piedi sulla terra dalla quale avevano emigrato per andare a vivere sulla luna.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa