PARENTOPOLI ALL’ATO AMBIENTE RAGUSA. IL PD RITORNA ALLA CARICA

E’ il segretario cittadino del Pd, Peppe Calabrese, a raccontare  la sua versione della storia delle assunzioni all’Ato ambiente, definita «vera e propria parentopoli», – già oggetto di indagini i cui esiti però ancora non sarebbero stati scritti – ed il cui ultimo atto sarebbe la proposta dell’assemblea dei soci – presenti alla riunione solo i Comuni di Ragusa, Santa Croce, Comiso e la Provincia per il 40 per cento delle quote totali della società – di riconoscere il lavoro subordinato trasformando i contratti a progetto di 19 «collaboratori” in assunzioni a tempo indeterminato con una formula transattiva che «scavalchi» la sentenza del Tribunale a cui i lavoratori si sono rivolti per avere riconosciuti i propri diritti. Una soluzione transattiva che potrebbe per esempio obbligare i 19 ricorrenti a rinunciare al pagamento del pregresso. Nessun nome fatto da Calabrese anche se i nomi sono noti da tempo. Nel 2007 la stipula dei primi cinque contratti (Mariella Antoci, Etrusca Campailla, Valentina Cascone Veli, Luigi Scala e Gianluca Vallerossa, prorogati solo per 4 (rimane fuori Vallerossa) fino al 2009 anno in cui si aggiungono altri 15 lavoratori, che, senza mettere in dubbio la professionalità, sarebbero legati in buona parte a a politici, segreterie di partiti e componenti del vecchio Cda. Il Pd contesta tutto il sistema, da qui primi 5 contratti alle individuazione degli altri 15 «scelti» da una società di Catania, «la Mediacom che – secondo Calabrese – non ha alcuna autorizzazione dal Ministero del Lavoro per effettuare selezioni». «Il bando era costituito da un foglietto firmato dal presidente di allora, Giovanni Vindigni, affisso alla bacheca della società, non pubblicato da nessuna parte ed al quale hanno risposto una ventina di candidati, mentre con una adeguata pubblicità probabilmente le domande sarebbero state migliaia». E quindi il 4 Dicembre del 2009 vengono comparati i curricula ed entrano le nuove 15 leve: Giuseppe Alessandrello, Antonino Bissi, Rossana Boncoraglio, Giampiero Cannata, Paola Castelletti, Davide Cugno, Agostino Filingieli, Irene Guglielmino, Roberto Lauretta, Salvatore Marino, Corinne Mazzone, Alessia Mezzasalma, Giuseppe Sammito, Carmelo Tumino e Teresa Tussellino. Insomma, il Pd contesta l’assoluta mancanza di trasparenza accompagnata dal fatto che appare «ingiustificabile che una società in liquidazione e che quindi dovrebbe gestire solo l’ordinario, proceda a nuove assunzioni che di ordinario non hanno nulla». Ed il percorso è contrassegnato anche da pareri legali contrari alle nuove stipule e «suggerimenti» a procedere a bandire un concorso pubblico. Calabrese annuncia due interpellanze parlamentari e l’interessamento delle due commissioni antimafia, regionale e nazionale e si appella alla Procura.

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