Il Governo Monti ha annunciato che entro il 20 gennaio prossimo intende approvare il decreto “liberalizzazioni”, che riguarderà farmaci, trasporti, benzina, ordini professionali, ed altri settori dei servizi pubblici. Vorrei fare alcune osservazioni. Preannuncio un articolo un po’ lungo. Mi dispiace per chi vuole testi brevi. Ma su certi argomenti, pur con tutto lo sforzo possibile e immaginabile, credetemi non è possibile. Pazienza! Avrò meno lettori!
Domanda: liberalizzare è una cosa giusta o sbagliata?. Fa aumentare o diminuire i prezzi? E’ una scelta di destra o di sinistra?
Secondo uno studio della CGIA di Mestre, la stragrande maggioranza delle liberalizzazioni, effettuate in Italia negli ultimi venti anni, ha portato, al contrario di quanto propagandato, ad una “vera e propria impennata dei prezzi o delle tariffe”.
Le liberalizzazioni in questo nostro tempo sono, a mio giudizio, una prova del capovolgimento delle prospettive politiche. Meglio dire del fallimento della politica intesa nel senso del filosofo Noberto Bobbio, uomo di sinistra, e cioè come un “sistema di credenze e di valori, che viene utilizzato nella lotta politica per influire sul comportamento delle masse, per orientarle in una direzione piuttosto che in un’altra, per ottenere il consenso, e infine per fondare la legittimità del potere”.
Per la “politica assemblaggio” come la vedo io oggi, e nella quale parlare di destra, di centro e di sinistra, di liberismo e statalismo, di riformismo , socialismo, popolarismo, è considerata nostalgia del passato, tutto fa brodo. E così vediamo che l’attuale centrodestra, reduce da una cultura più neoliberista, è contrario alle liberalizzazioni e intende opporsi, mentre l’attuale centrosinistra, reduce da una visione più statalista, più piegata sulla dimensione dello stato sociale, è entusiasta e intende favorirle. Insomma le posizioni si sono capovolte. E l’opinione pubblica?
Mi ha colpito un sondaggio presentato su Repubblica da Ilvo Diamanti. Cosa dice? Gli italiani intervistati contestano le caste politiche e si dichiarano contrari alle liberalizzazioni e privatizzazioni. Insomma vogliono che si ritorni a mettere al centro il ruolo dello Stato a tutela dei diritti dei cittadini e della tutela dei beni comuni: vedasi referendum sulla privatizzazione dell’acqua. Ecco il quadro: c’è uno scollamento generale tra il Governo, gli schieramenti politici e le esigenze del Paese. Se qualcuno vuole sapere da che parte sto, rispondo: dalla parte della Costituzione, precisamente il comma 2 dell’art. 3 della Costituzione, l’art. 41, secondo cui “l’iniziativa economica privata è libera”, ma “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Ecco, io credo che alla luce del dettato costituzionale lo Stato non dovrebbe liberalizzare quei servizi pubblici essenziali, quelli, cioè, che sono necessari per una vita umanamente dignitosa, e se qualcuno vuole riflettere su quelli che “sono considerati servizi pubblici essenziali” si vada a leggere l’art. 1 della legge 146 del 1990.
Ci sono servizi che riguardano beni primari e che, secondo me, lo Stato non può affidare al privato, ma deve garantire a tutti gestendoli direttamente. Questo non esclude che lo Stato possa trovare una intesa anche con il privato con il quale stabilire forme di concessione e convenzione, ma non può abdicare al suo compito di controllo della qualità, dell’efficienza e dell’ efficacia dei servizi, nonché al compito di evitare che i privati applichino prezzi e tariffe a loro piacimento a danno della tutela dei diritti della persona.
Su certi tipi di liberalizzazioni, visto che, secondo la Costituzione, l’iniziativa economica privata è libera, mi trovo d’accordo,ma solo a condizione che siano finalizzate all’abbassamento dei prezzi in un quadro di concorrenza leale.
Sono d’accordo col fatto che per acquistare una casa non si debba necessariamente andare da un notaio, o che per acquistare un farmaco di fascia C non si debba necessariamente andare in farmacia o che si dia la possibilità di poter fare liberamente il tassista, o che per svolgere una attività professionale si debba essere necessariamente iscritto ad un ordine professionale,(in questo senso che ben vengano le liberalizzazioni), ma quando parliamo di servizi come l’acqua, la salute, oppure di quei servizi per i quali esistono dei monopoli (rete stradale ed autostradale, reti energetiche ed idriche, porti ed aereoporti, ma anche l’etere, le reti telefoniche ed informatiche), io credo che la proprietà della struttura di distribuzione deve restare sempre pubblica e che gli introiti per il suo affitto ai privati (concessione tramite gara pubblica al miglior offerente) debbano servire a finanziare la gestione pubblica del servizio.
Dunque, che ben vengano le liberalizzazioni del Governo Monti se rispettano i principi costituzionali di crescita economica strettamente coniugata alla diffusione dei diritti, alla redistribuzione di redditi e opportunità di lavoro dei cittadini. No alle liberalizzazioni, se devono invece condurre ad una crescita economica a vantaggio di pochi e a danno di molti.
L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ……………..DI DIRETTORE. “LIBERALIZZAZIONI” DEL GOVERNO MONTI: IL CENTROSINISTRA E’ DI DESTRA, IL CENTRODESTRA E’ DI SINISTRA
- Gennaio 10, 2012
- 11:15 pm
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa