Il figlio era annegato in un fossa biologica nelle campagne tra Modica e Scicli. La Corte d’Assise d’Appello assolve i genitori

Nel 2004 il loro bambino di quattro anni, Vincenzo, si era allontanato dalla casa del nonno paterno e dopo vane ricerche era stato trovato morto all’interno di una fossa biologica per la raccolta di liquami, provenienti da un allevamento di suini. Era il 19 aprile. Dopo oltre un anno dal fatto, il giudice monocratico del Tribunale di Modica, Maurizio Gurrieri, aveva condannato genitori e nonno a otto mesi di reclusione con l’accusa di abbandono di minore aggravato dal fatto che si trattava di un bambino e che questi fosse morto. Ieri la Corte d’Assise d’Appello di Catania ha ritenuto valide le motivazioni addotte dai difensori, gli avvocati Carmelo Scarso e Raffaele Pediliggieri del Foro di Modica, ed ha assolto la mamma e il papà del bimbo, A.M.C. e A.D., trentottenni, mentre per il nonno, proprietario dell’area dove era avvenuta la tragedia, V.D., i magistrati etnei hanno derubricato il reato in omicidio colposo e hanno dimezzato la condanna a soli quattro mesi di reclusione disponendo, finanche, la non menzione. Fu una tragedia che toccò, come spesso accade per questi casi, l’intera comunità. Il 19 aprile del 2004, il piccolo Vincenzo si trovava a casa dei nonni in Contrada Graffetta, ai confini dei territori tra Modica e Ispica. Era intento a giocare. Un attimo di distrazione e il bambino non era più sotto il controllo dei tutori. Prima hanno cominciato a chiamarlo, poi hanno gridato il nome di Vincenzo, senza risposta. L’ansia e la preoccupazione avevano assalito genitori e nonni. Poco più tardi la tragica scoperta. Il bambino era stato trovato all’interno dalla vasca per la raccolta di liquami aperta, esanime. La corsa disperata verso l’Ospedale Maggiore dove Vincenzo, ancora con gli abiti inzuppati di liquami, era stato consegnato ai medici che qualche minuto dopo avevano annunciato la triste notizia. Il bambino non ce l’aveva fatta. Fu aperto un fascicolo dalla Procura della Repubblica che affidò l’indagine ai carabinieri e che portò all’incriminazione dei tre congiunti. Nel mese di novembre del 2005 la sentenza di condanna di primo grado. Ieri è stato scritto l’ultimo atto. Un’assoluzione per mamma e papà che non cancella la ferita provocata dal dolore della perdita del loro bambino.

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