Golosità con turisti in coda. Il Sole 24 ORE esalta Modica e la sua cioccolata

Metti un pomeriggio uggioso di dicembre, destinazione Colonnata, una frazione di Carrara, ma soprattutto un brand, un marchio di grande notorietà internazionale. È quello del lardo, che viene prodotto da un manipolo di artigiani. Anche in quella giornata umida e nuvolosa Colonnata ridondava di turisti alla scoperta di produttori del lardo, reso gustoso da quel passaggio nelle conche di marmo, vera ricchezza di questo borgo avviluppato nelle ormai bianche e squarciate montagne che pongono non pochi interrogativi sulla loro tenuta.
Mi sono chiesto più volte quale sia il segreto di richiamo e del successo del lardo, visto che viene prodotto ovunque ci sia un macellaio di suini, a cominciare dal pregiato Dop di Arnad in Valle d’Aosta. È soprattutto la leggenda dell’origine di quel povero prodotto, il fascino delle cave di marmo, le vicende legate alla legge 93/43 dell’Unione europea che impediva di continuare a usare le conche e provocò una vera e propria sommossa di piazza. O forse c’è qualcosa di magico, incomprensibile.
La “Buona Italia” è ricca di questi miti: Modica in Sicilia con la sua produzione arabo-spagnola di cioccolato, divenuta leader nell’attrazione sul territorio di golosi, affascinati dalla storia unica e originale di quel dolce che trova eguali solo in Spagna, ad Alicante, come ha scritto Leonardo Sciascia. Eppure sono tanti altri i luoghi vocati al cioccolato. Modica offre anche un contesto barocco di grande livello, ma se non ci fosse stato quel cioccolato, amato dall’imperatore di Montezuma e da Casanova, forse tanti stranieri non vi avrebbero acquistato una casa. Che dire poi di Zibello e dintorni, nel parmense , provincia dedita ai salumi da sempre, dove il culatello, prodotto in quantità non certo elevata, è un marchio di grande attrazione che ha portato notorietà a tutto distretto (9 comuni) con presenze importanti nei week end.
Chi meglio di tutti ha utilizzato il suo marchio, fino ad oggi, è stata sicuramente Alba (e Le Langhe) con il tartufo bianco, i suoi vini e le sue nocciole. Non solo un giacimento unico, ma tante pedine gastronomiche cui sono costruiti attorno una serie di servizi (posti letto, ristoranti, trattorie, negozi) in grado di creare valore in tutto il territorio interessato. Sull’esempio di Alba, la piccola Acqualagna nelle Marche: pur disponendo di un solo giacimento, il tartufo, negli ultimi dieci anni ha sviluppato molto bene tutte le proprie potenzialità.
Questi borghi-marchio gastronomico nel “Buon Paese” sono davvero tanti, determinanti per l’economia locale soprattutto quando si leggono le motivazioni del perché i turisti stranieri scelgono l’ Italia come meta. Dunque un patrimonio da valorizzare e da promuovere come le bellezze artistiche o le città d’arte o le località balneari e turistiche, ma sono spesso bla, bla, bla, che non diventano mai realtà, quasi a volersi vergognare di offrire un’ Italia ricca di lardo, culatello , tartufo e tanti vini. Forse si dimentica che dietro ai sapori e ai profumi ci sono paesaggi, luoghi da visitare, storia, tradizione e arte. Sine qua non

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