La Protesta dei Forconi & C. : l’opinione di un cittadino. LA SUPERFICIALITA’ DEI POLITICI E LA RABBIA DELLA GENTE

Oggi la Sicilia paga e soffre per l’ingordigia dei propri rappresentanti politici, che si atteggiano a verginelle di primo pelo. E’ questa l’idea che oramai si sono fatti gli abitanti dell’Isola e sembra che abbia contagiato la penisola, perché probabilmente i non terroni (o polentoni, che dir si voglia) soffrono dello stesso problema, anche se Bossi e i suoi vorrebbero far capire al mondo intero che vivono su un territorio sospeso sulle palafitte. Sì, perché la Padania è un luogo che solo l’immaginazione di alcuni facinorosi è diventato il mondo delle favole, mentre soffre anch’essa la crisi che opprime la nazione, anche se i suoi rappresentanti pensano di differenziarsi dagli altri usando termini che in bocca a chiunque di noi configurerebbero fattispecie di reato: vilipendio del Presidente della Repubblica (art. 278), vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni Costituzionali e delle Forze Armate (art. 290), vilipendio alla Nazione Italiana (art. 291), vilipendio alla Bandiera Italiana (art. 292), vilipendio di bandiera o emblema di Stato estero (art. 299), vilipendio della religione (art. 403-404). Non dimentichiamo che anche quelle persone siedono in Senato o in Parlamento e ne godono i privilegi.
Ritornando ai fatti di casa nostra, in tanti hanno scritto e hanno detto di questo sciopero che era giusto, sacrosanto, inopportuno, vile, mafioso, infiltrato, arrogante, volgare, violento, ma una parola che non è stata utilizzata è dissacrante. Si, perché si è rotto il connubio fra il cittadino e il politico, fra il cittadino e il rappresentante di categoria, fra il cittadino e la rappresentanza sindacale, è stato rotto o dissacrato il matrimonio fra il popolo e i suoi rappresentanti istituzionali.
La politica ha avuto tutto il tempo che ha voluto per fare e disfare e mai è stata così disinteressata dei fatti che riguardano i propri elettori così come sta accadendo negli ultimi anni e ora il popolo si è stancato e, come dice in un articolo Graziana Iurato, “i movimenti spontanei, nati dalla disperazione e da un famelico bisogno di cambiare le sorti infelici della nostra terra, hanno dato voce all’antico ardore, furore alimentato dalla disperazione e dalla voglia di riprendersi ciò che vediamo crescere o produrre sotto i nostri stessi occhi: i frutti della terra e i prodotti locali, senza tutte le numerose tassazioni e gli ostacoli burocratici che intoppano solamente la crescita”.
Già in tempi non sospetti diversi cittadini avevano disturbato la quiete e i sogni degli “impoltroniti” politici, ma hanno fatto finta di ascoltare e poi si sono limitati di dimostrare il loro interesse con succinti articoli di stampa che molte volte sono scritti e suggeriti da addetti alla stampa ma non addetti ai lavori. Parlare della loro sterilità politica governativa è molto semplice e si potrebbe raffigurare nell’azione di chi diluisce il vino con l’acqua e, quando il bicchiere è arrivato a metà, aggiunge magari l’acqua frizzante, raggiungendo un risultato che il palato dice alla mente e che traduci in due parole: (inutilmente insipida n.d.r.). Ecco sintetizzato in una parola il lavoro fatto dai nostri politici, senza alcun distinguo fra quelli impegnati nelle amministrazioni locali, con quanti si sono prodigati fra i banchi della Regione e quanti ci hanno rappresentato, compreso i numerosi ministri che si sono succeduti nell’ultimo decennio a rappresentare la Sicilia. Una politica fatta da persone che hanno deturpato la dignità dei nostri avi e hanno dilapidato il patrimonio realizzato con il sudore dai nostri genitori, lasciandoci solo la possibilità di non riuscire a gestire l’incartamento della politica e la fame per i nostri figli.
All’inizio erano cinque i giorni di protesta programmati, ma che sono diventati ad oggi, sei, sette, otto o forse saranno già nove quando verrà pubblicato questo articolo, contrassegnati anche da voci e maldicenze che hanno creato a volte scoramento fra le varie fazioni e le varie categorie, così come l’appoggio di altre attività costrette a volte con la forza, da parte di alcuni facinorosi, e magari per accattivarsi le simpatie dei manifestanti, dimostrando il desiderio della compartecipazione anche se altri in contemporanea sostenevano momenti di incolpevole stanchezza fomentata dal niente. Anche questo ci sta, così come altre categorie che manifestavano contro lo sciopero perché vedevano, con lo scorrere del tempo, la merce che andava al macero o come dirigenti che invece di manifestare in appoggio e per simpatia verso i manifestanti, li additavano per le infiltrazioni di carattere mafioso. Tutto ci sta in una protesta dai colori e dagli umori diversi, a volte simili e a volte contrastanti, ma con l’unico denominatore comune: lotta fra poveri, illusi dalla politica.
Ma dove sono i vari rappresentanti, onorevoli e senatori che dovrebbero rappresentare la Sicilia? E i nostri deputati Regionali della Provincia di Ragusa? Come riescono a non avere, nessuno di tutti questi, un lampo di genio, chiamando o richiamando tutti i colleghi in un’adunanza regionale straordinaria a dir poco storica, in cui indicano come unico punto posto all’ordine del giorno lo “stato di crisi regionale permanente”?. Tutti aspettano l’azione dell’altro anzi provano a dare alla stampa articoli blandi di compartecipazione alla protesta per sondare l’umore dei rivoltosi e stanno lì a vedersi la festa, tanto il loro incarico sarà ugualmente retribuito alla fine del mese, quasi undici volte di più del reddito pro capite siciliano. Nessun rappresentante in Sicilia è capace di fare qualcosa per la propria terra, solo promesse in campagna elettorale, poi zero in tutto. I sindacati di categoria, nella Provincia di Ragusa, hanno anticipato la protesta dei forconi, asserendo una partecipazione di 5.000 persone, quando i numeri della Prefettura indicano solo 2.800 presenze che rappresentavano forse 20 o anche 30 categorie. Uno sfaldamento che non ha tenuto conto di come il lunedì successivo un movimento come quello dei Forconi, ha dimostrato una partecipazione di altre categorie e fasce sociali che sicuramente rappresentano i veri disagiati. E gli amministratori provinciali perché si sono preoccupati delle “catene da neve” (sempre a scoppio ritardato però) e non si preoccupano di andare a trovare la gente negli oltre venti presidi sparsi per la provincia? E i nostri sindaci e consiglieri comunali dove sono?. Ma come può essere che non riescono a reagire, sembrano quasi mummificati o fulminati dal freddo improvviso di questi giorni.
La nostra classe politica pur allertata da questa forza della disperazione, ha continuato nel disinteresse più totale.
Qualche voce che si alza dalla protesta invoca di consegnare il certificato elettorale, altri inveiscono con parole offensive a manifestare lo stesso sintomo di disperazione, s’invitano i partecipanti alla protesta a non votare più i politici attuali e a mandarli a zappare, quasi che, svolgendo questo, lavoro, potessero acquistare dignità. Quel che è certo e che se, dopo questa rivoluzione contro il sistema, non si metterà con urgenza mano al cambiamento di una legge elettorale a dir poco sconcia, fra qualche anno ci ritroveremo al punto di partenza. Credo che sia arrivata la fine delle auto blu, del bunga bunga, dei rappresentanti sindacali e sia arrivato il bisogno di ripulire il mondo politico-governativo da quella che per tanta gente ormai sono considerati parassiti della società che hanno devastato il lavoro e la dignità dei cittadini.

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