CISL RAGUSA: L’EMERGENZA OCCUPAZIONE AL PRIMO POSTO TRA LE PRIORITA’ ROMEO: “LO DICE L’ISTAT E ANCHE NELL’AREA IBLEA SERVE ACCELERARE PROCEDURE SULLE OPERE FERME AL PALO”

“I dati Istat pubblicati in queste ultime ore impongono una seria riflessione anche in provincia di Ragusa, oltre che nel resto d’Italia. Perché se ancora qualcuno aveva dubbi, si capisce, invece, che oggi il primo problema da affrontare è legato alla disoccupazione, in particolar modo quella giovanile”. Lo dice il segretario dell’Ust Cisl Ragusa, Enzo Romeo, analizzando le cifre rese note dall’istituto nazionale di statistica. “Interventi limitati atti a favorire specifiche categorie – chiarisce Romeo facendo riferimento anche alle proteste di questi ultimi giorni che hanno colpito in modo duro l’economia locale – non aiutano a risolvere l’emergenza complessiva. Se da un lato il Governo nazionale deve accelerare il confronto per una riforma del mercato del lavoro che veda il potenziamento di alcuni strumenti per favorire l’occupazione come l’apprendistato, senza smontare il sistema di protezione rappresentato dagli ammortizzatori sociali capaci in questi anni di contenere il dramma di coloro che la crisi ha espulso dall’occupazione, dall’altro il Governo regionale deve attivarsi per una politica di sviluppo, utilizzando i fondi europei, così come detto da Barroso, per pochi interventi infrastrutturali e non per coprire buchi di bilancio. Questi ultimi, invece, devono essere sanati con tagli ai costi della politica sempre più annunciati e mai realizzati”.
“A livello provinciale – aggiunge Romeo – è necessario che il tavolo dello sviluppo e del lavoro continui con più determinazione e costanza l’attività sin qui portata avanti affiancando alle azioni di protesta e di proposta, come quella del 14 gennaio scorso, attività di pressione verso i centri decisionali per far partire quelle opere pronte ad essere cantierate ma che ancora restano al palo. Accelerare, insomma, deve essere la parola d’ordine, rimuovendo quegli ostacoli di natura prettamente burocratica, che non consentono di far partire tutte le opere necessarie allo sviluppo del territorio e ad accorciare le distanze da un estremo all’altro dell’Europa, opere che darebbero una risposta seria alla vera emergenza: l’occupazione”.

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