Sexy/gate. Arriva la prima condanna. 52 mesi per lo sciclitano Statello

L’estorsione a luci rosse che lo scorso mese di luglio portò in carcere tre persone segna la prima condanna. Ieri il Gup del Tribunale di Modica, Lucia De Bernardin, ha giudicato con il rito abbreviato lo sciclitano Francesco Statello, 49 anni, difeso dall’avvocato Rinaldo Occhipinti, e gli ha inflitto quattro anni e quattro mesi di reclusione e a una provvisionale di cinquemila euro in favore della parte civile. La posizione dell’uomo era stata stralciata dagli altri due imputati, i fratelli modicani Massimo e Bruno Arrabito, di 45 e 52 anni, che si trovano da qualche settimana ai domiciliari ed il cui processo, col giudizio immediato è in corso davanti Collegio Penale del Tribunale di Modica. Gli arresti erano scaturiti dall’operazione della Guardia di Finanza, che avevao colto sul fatto Massimo Arrabito appena dopo essersi fatta consegnare la somma richiesta dalla vittima che, secondo le fiamme gialle era la quota del ricatto orchestrato dal terzetto ai danni dell’imprenditore sciclitano G.P., 62 anni. Un ricatto a luci rosse visto che, secondo quest’ultimo, i tre gli avevano chiesto soldi in cambio delle immagini registrate nell’appartamento di Bruno Arrabito, attraverso una telecamera, mentre l’imprenditore intratteneva un incontro sessuale con una escort, a quanto pare consapevole del fatto che gli incontri a luci rosse tra lei e la vittima venivano filmati a sua insaputa. Le somme richieste dalle escort per le prestazioni variavano dalle 150 alle 200 euro. Proprio per non rischiare che il filmato potesse finire nelle mani della moglie l’uomo aveva in un primo momento subito il ricatto, ideato dai fratelli Arrabito. Statello avrebbe svolto il ruolo di intermediario, ed avrebbe fatto visionare attraverso un computer che aveva in prestito da un conoscente le registrazioni. Erano finiti tutti in manette per estorsione aggravata e continuata in concorso. Per Statello compromettenti sono state le intercettazioni telefoniche che non lasciavano dubbi. Il pubblico ministero, Alessia La Placa, aveva chiesto otto anni di carcere.

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