SCHETTINO FA L’INCHINO ALL’ISOLA DEL GIGLIO, BUSCEMA S’INCHINA ALLA MALAPOLITICA. La riflessione di Ballarò

Dopo una manfrina durata quasi due settimane, tipica della politica politicante, mentre in Toscana si cerca di scongiurare il grave danno che provocherebbe la perdita in mare dell’ingente quantità di carburante della nave da crociera Concordia della compagnia Costa, inclinatasi a seguito dell’inchino all’isola del Giglio, voluto dal comandante Schettino, scopriamo che non sono solo i capitani di nave a fare l’inchino, ma a Modica, anche il Sindaco Buscema s’inchina alla malapolitica, alle logiche del ricatto, al mantenimento dello statu quo ,caratterizzato dalle cicliche improvvisate dei suoi alleati, volte all’ottenimento di qualche altra poltroncina per accontentare i cronici insaziabili dei privilegi che una politica sempre più indegna consente.
Considerato che fino ad oggi il Sindaco di Modica gode della nomea di uomo moralmente integro, riflessivo e di buonsenso, sarebbe interessante capire perché una persona di tali caratteristiche, debba assoggettarsi a logiche che certamente evidenziano l’esatto opposto del quadro in cui viene raffigurato.
Viene da chiedersi quale sia il vero sentimento che lo sottopone a scelte che i cittadini, in massima parte non condividono; lo hanno sempre dichiarato, definendo sin dall’inizio, ibrida l’alleanza che consentiva di amministrare la città. Eppure, contraddittoriamente, questo Sindaco non perde occasione per dichiarare alla città la propria disponibilità al confronto ed al rispetto delle indicazioni che i cittadini formulano.
A questo punto, è opportuno interrogarsi se siano peggiori coloro che impongono i dictat o chi li recepisce, in ossequio a chissà quale principio o convenienza; sta di fatto che personaggi che in quattro anni si sono dimessi ben tre volte, oggi, avranno la possibilità di riavere la delega ad un assessorato e magari diventare vice Sindaco.
Se la vicenda non fosse tragica, ci sarebbe solo da ridere !
Evidentemente non tutti pensiamo che è meglio vivere un giorno da leone che cento giorni da pecora.

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