Sanità a Ragusa. Cgil, Cisl, Uil e Fsi: “L’Ugl, chi è?”

Le dichiarazioni del segretario provinciale del Comparto Sanità dell’Ugl con le quali si era detto portatore di istanze dei lavoratori dell’Asp di Ragusa, infastidiscono Cgil, Cisl, Uil e Fsi che ritengono opportuno fare chiarezza in merito, al fine di evitare speculazioni in un momento delicato quale quello del rinnovo della RSU aziendale.
“Le istanze di cui diceva il collega dell’Ugl – precisano i quattro sindacati – ed in particolare l’aumento delle ore al personale part-time in servizio nell’ASP, sono già state oggetto di analisi e confronto, in vari incontri tenutisi fra l’Azienda e i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil e Fsi, ed in delegazione trattante, nella seduta del 26 gennaio scorso, ed in quella sede è stato ribadito e concordato con l’amministrazione, che nella rimodulazione della dotazione organica, dovrà essere previsto l’aumento delle ore al personale part-time che deriverà dalla soppressione di posti e figure professionali non indispensabili (quali Infermiere Generico, Puericultrice etc.), così da poter dare risposte alle legittime istanze del suddetto personale e nello specifico ad ausiliari, autisti e cuochi”.
Per Tabbì, Rizza, Rocca e Bracchitta, l’Ugl Sanità, non essendo rappresentativa e conseguentemente non avendo potuto firmare il contratto nazionale di lavoro, non ha diritto ad alcuna prerogativa sindacale, per cui, ad esempio, non può essere invitata, né può partecipare ad alcun tavolo di trattativa.
“Non si capisce, quindi – proseguono – in quali sedi possa portare avanti dette istanze, non potendo partecipare nè a riunioni propedeutiche, nè a riunioni ufficiali di delegazione trattante, unica sede questa dove possono essere assunte tali decisioni.
La verità è che le problematiche di cui l’UGL Sanità si spaccia come promotrice sono il frutto del lavoro degli altri sindacati rappresentativi, come è possibile evincere dai riscontri esistenti nelle sedi ufficiali.
Stigmatizziamo, pertanto, questo modo demagogico e parassitario di fare sindacato, fatto sostanzialmente di mera propaganda e di annunci mediatici su iniziative altrui contrabbandate per proprie, che nulla hanno a che fare con la serietà dell’impegno sindacale che caratterizza chi si spende giornalmente a tutela dei lavoratori nelle sedi a ciò deputate”.

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