Alla Provincia Regionale di Ragusa illegittimo affidamento di mansioni superiori. La Cisl chiede intervento

L’attribuzione delle mansioni superiori non retribuite al personale dipendente da parte del dirigente del VI Settore della Provincia Regionale di Ragusa è già stato argomento di forte dibattito e censura in sede di delegazione trattante e sugli organi di stampa durante il mese di luglio 2011, per le palesi violazioni che sono state perpetrate delle leggi che riconoscono al dipendente il diritto alla differenza di trattamento economico con la categoria superiore, in applicazione del principio dell’equa retribuzione, sancito dall’art. 36 della Costituzione e tradotto nell’art. 2126 del codice civile, nell’art. 52, comma 4, del D.Leg.vo n. 165/2001 e s.m.i. e nell’art. 8, c. 5, del CCNL 14.8.2000. Ma le forti contestazioni non sono servite a fare revocare le quattro determine adottate dal suddetto dirigente, che si è persino sentito in dovere di prorogarne una in data 3 gennaio 2012 per ulteriori sei mesi.
“Appare evidente – dice il segretario generale della Fps Cisl, Gianfranco Marino – come nella fattispecie si possa registrare non solo un vero e proprio sfruttamento del personale affidatario di dette mansioni superiori, richieste senza alcuna retribuzione, ma anche una elusione delle prescrizioni di legge e contrattuali che impongono detto conferimento “nell’ambito delle risorse espressamente assegnate per tale finalità secondo la programmazione dei fabbisogni”. E, come è noto, né nel bilancio 2011 sono state appostate tali risorse, né nella programmazione dei fabbisogni 2011 è stato previsto e finanziato l’affidamento di dette mansioni.
Né può costituire valida giustificazione quanto contenuto nel punto 3 del dispositivo della deliberazione della
G.P. n. 237/2011 ad oggetto “Attuazione regolamento per il conferimento delle mansioni superiori. Atto di indirizzo”, in quanto il riferimento alle previsioni dell’art.9 della legge 30.7.2010 n. 122 appare inconferente, atteso che detta norma non è applicabile all’istituto delle mansioni superiori”.
Da ciò deriva che l’effettuazione delle prestazioni in mansioni superiori da parte dei dipendenti incaricati dovrà comunque essere retribuita, senza che a monte sia stata impegnata alcuna somma nel bilancio, non appena costoro ne faranno richiesta ed a nulla vale la sottoscrizione che è stata imposta agli stessi di accettazione delle mansioni solo ed esclusivamente per un’efficacia giuridica e non anche economica, accettazione non avente alcuna efficacia giuridica ed eccepibile tranquillamente nelle sedi giudiziarie.
“’è poi da dire – aggiunge Marino – che l’affidamento di dette mansioni limitato a poche unità appare discriminante e penalizzante di un preciso diritto di tanti lavoratori di categoria A, B e C, di fatto sfruttati dall’ente perché quotidianamente svolgono mansioni superiori, che hanno subito una palese disparità di trattamento in vista di un possibile avanzamento di carriera a vantaggio di pochi beneficiati.
Riteniamo grave già quanto era accaduto nel mese di luglio, gravissima la decisione dell’ente di non intervenire
rispetto al suo perpetuarsi ed ora al riproporsi di evidenti violazioni di legge da parte del predetto dirigente incaricato, peraltro riconfermato. Invitiamo, pertanto, il Presidente ed il Segretario Generale ad intervenire nei modi previsti dalla legge per mettere la parola fine ad una vicenda la cui responsabilità non può ricadere solo sull’artefice dei provvedimenti e che rischia di trascinare nel ridicolo l’intera Istituzione”.

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