Come invecchiare bene. La rubrica del dottore Federico Mavilla

Mi piace, iniziando l’argomento, il ricordare che già il grande Cicerone nella sua ‘Cato Maior de senectute’, dedica una profonda difesa alla vecchiaia e all’abbattimento dei luoghi comuni che la permeano. L’oratore romano demolisce le critiche che si muovono abitualmente ai vecchi: decadimento fisico, perdita delle capacità psichiche, isolamento sociale, paura della morte. Ad uno ad uno questi pregiudizi vengono smantellati e si restituisce al vecchio una dignità apparentemente perduta.
Affrontando il tema della vecchiaia, ritengo necessario cercare di far comprendere il significato del termine aspettativa di vita media: immaginiamo che su 3 neonati uno muoia alla nascita, uno viva fino a 20 anni e il terzo arrivi a 70 anni: l’aspettativa di vita sarà di 0+20+70=90 anni divisi per tre persone, con una media di 30 anni.  Ai tempi di Roma Imperiale l’aspettativa di vita era di 25 anni: mediamente, cioè, la durata media della vita di un cittadino romano era di 25 anni, a causa prevalentemente dell’elevatissima mortalità infantile (su 4 neonati, 3 morivano entro il primo mese di vita).
Alla fine del 1700, durante la Rivoluzione Francese, l’aspettativa di vita era aumentata a 35 anni (in questo caso, oltre alla mortalità neonatale, giocò sicuramente una parte importante anche la ghigliottina).
All’inizio del 1900 era di 50 anni. Oggi una bambina che nasce ha un’aspettativa di vita di 83 anni e un maschietto di 78 anni, principalmente a causa della diminuzione impressionante della mortalità perinatale.
Tutto ciò che cosa comporta? Che nel corso della sua storia l’uomo ha continuato incessantemente ad invecchiare sempre di più, vuoi perché si è combattuta efficacemente la mortalità infantile, vuoi perché la medicina ha permesso di eliminare molte patologie mortali, vuoi perché le grosse epidemie sono state debellate (ricordo che la pandemia di peste – detta la morte nera – nel 1300 uccise in 6 anni circa un terzo dei 100.000.000 abitanti dell’Europa, mentre l’AIDS – la grande ‘peste’ dei giorni attuali – ha ucciso in Italia, dal suo esordio, ‘solamente’ 39.000 persone), vuoi perché siamo tutti più attenti al nostro stile di vita, composto da alimentazione, attività fisica, abitudini voluttuarie dannose, prevenzione.
Quindi la società si avvia a divenire composta in gran parte da anziani e da vecchi.
Non è questa la sede per affrontare i problemi enormi di tipo socio-economico che ne derivano, per cui lascio l’analisi del fenomeno ai sociologi, e come medico mi limito a valutare puramente l’aspetto sanitario.
Come si fa a diventare vecchi rimanendo sani ed efficienti?
Le raccomandazioni non sono molte, e sono riassumibili in questi capisaldi:
Prevenire le malattie tipiche dell’età avanzata. Quindi prevenire l’ipertensione, il diabete di tipo 2, l’osteoporosi, per citarne alcune tra le più frequenti, mantenendo una vita sana: alimentazione corretta (la dieta mediterranea continua a farla da padrone), attività fisica compatibile con il proprio stato, terapia dei disturbi e delle malattie che purtroppo siano intervenute.
Evitare i comportamenti a rischio. Non mi stancherò mai di ripetere che il fumo uccide, non solamente causando cancri, ma anche e soprattutto attraverso danni irreparabili all’apparato cardiocircolatorio e respiratorio. Si tratta di un imperativo categorico: non si deve fumare! Si deve inoltre convincere i giovani a non iniziare questa abitudine ed incoraggiare la cessazione dal fumo con tutti i metodi possibili. E non dimentichiamo né sottovalutiamo l’abitudine all’alcol in quantità eccessive o i comportamenti sessuali rischiosi, su cui occorre effettuare educazione sanitaria fino dall’età scolare.
Mantenere una mente ‘giovane’ anche in un corpo vecchio: non sentirsi abbandonati dalla società o inutili solamente perché si è riusciti a raggiungere la pensione. Questa parola indica semplicemente che alla persona interessata viene restituito quanto versato durante la sua attività lavorativa, non che la persona è inutile o addirittura ‘di peso’ per la società. Quindi il pensionamento non deve essere un periodo in cui il soggetto si adagia in una dannosa inattività, oziando davanti alla TV o trascorrendo  molto tempo seduto o addirittura coricato. Il tempo della pensione deve essere utilizzato per fare attività di impegno fisico e psichico, dedicandosi al volontariato, allo sport per la terza età, alla ricreazione intelligente, alle buone letture, alla musica, ai viaggi, alla frequentazione di ambienti intellettivamente stimolanti.
Avere fortuna. Anche se sembra paradossale, purtroppo la fortuna è necessaria per invecchiare bene, dal momento che nella vita possono accadere fatti estremamente gravi in totale assenza di responsabilità da parte della persona interessata. Ogni medico ha avuto pazienti deceduti per malattie inaspettate e incurabili; ogni medico conosce famiglie in cui i cosiddetti ‘grandi vecchi’ sono la regola; ogni medico sa che l’ideale sarebbe scegliersi genitori molto longevi. Ma queste sono variabili indipendenti dalla nostra volontà e su cui non possiamo intervenire.
A noi rimane un unico compito, se vogliamo invecchiare bene: non temere la vecchiaia ma vivere attivamente ogni nostra epoca, mantenendo uno stile di vita sano e pensando sempre positivo, adattando i comportamenti alle possibilità che il nostro fisico ci offre, sfruttandone in modi differenti le caratteristiche che, inevitabilmente, cambiano con il trascorrere del tempo. Devi imparare a vivere finché sei in vita – Seneca – Lettere a Lucilio.

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