Il polo museale di Modica. Scoppia la polemica. Lettera aperta di Luigi Galazzo

Presentato il cosidetto “Polo Museale” di Modica in pompa magna ma si sono dimenticati della figura che si era spesa per questa istituzione, Raffaele Galazzo, uno che si era battuto per questo e per tante altre interessanti iniziative, deceduto appena qualche mese fa e già messo nel dimenticatoio. Il figlio, Luigi, non ci sta e innesca una presa di posizione che condividiamo. Per questo pubblichiamo integralmente la sua lettera aperta. Eccola di seguito.
Non ho intenzione di arrogare a me stesso o a mio padre meriti non dovuti. Né tanto meno accampare pretese di “rispetto” e considerazione, laddove esse attengono solo alla sensibilità di ognuno. Ma quando un’istituzione, anzi l’istituzione della mia Città, Modica (quella Città per la quale mio padre si è speso in tanti giorni della sua vita, per donarLe dignità e regalarLe il suo impegno solo per un affetto mai sopito, neppure negli ultimi mesi della sua esistenza), gira le spalle in modo impudente a quella che è stato un’intuizione di Raffaele Galazzo e di pochi altri, dimenticandone anche i nomi, allora c’è qualcosa che non funziona, che non posso accettare e che mi costringe a scrivere queste righe intrise di tanta amarezza e di ‘rabbia’ educata, come quella che mio padre mi ha insegnato ad avere.
Perché il progetto museale che l’Amministrazione Comunale della mia Città ha presentato ieri, passa attraverso quel Museo Etnografico che appartiene all’associazione ‘Serafino Amabile Guastella’, di cui mio padre e Duccio Belgiorno, Giorgio Buscema, Grazia Dormiente, Nunziatina Monaca, Nannino Ragusa, Franco Ruta e Enrico Spadaro… sono stati ‘creatori’. Tale museo vegeta dimentico nei ‘bassi’ di Palazzo dei Mercedari, nonostante abbia raccontato la memoria storica di Modica, nascendo con il solo desiderio di essere ‘utile’ e bello per la Città. Senza alcun altro fine.
Mio papà ci ha lasciato qualche mese fa; l’associazione vive ancora, però. Grazia Dormiente che ne è, nei fatti, il presidente, nulla ha saputo di questo progetto, di questa idea che non credo sia stata ‘partorita’ in pochi giorni e che per questo, abbia avuto insita una frenesia nei suoi ‘gestanti’, che ha offuscato loro il ’dovere’ di avvisare chi doveva essere avvisato…
Raffaele Galazzo e chi era con lui, ‘regalarono’ a Modica nel 1978 questo museo; lo fecero sbracciandosi, andando a recuperare reperto per reperto, costruendolo dal nulla testimonianza dopo testimonianza; senza alcun fine di lucro o commerciale ma per il solo piacere di fare un altro regalo all’amata Modica.
Che è oggi ‘matrigna’ nel non riconoscere loro tutto questo, esautorandoli in questo progetto che è stato presentato.* Perché matrigni sono coloro che rappresentano la mia Città e che non hanno avvertito un senso del dovere morale ma anche materiale di farcelo sapere. Il Palazzo che è un immobile del Comune, certamente ma proprietaria della collezione etnografica è l’ Associazione Culturale ‘S.A. Guastella’. Cosa intende il Comune con tali atti voler dimostrare ? Senza alcuna pretesa, se non quella di essere figlio di quel Raffaele Galazzo che qualcosa per Modica avrà fatto!
Sin quando il nome di Raffaele Galazzo viene cancellato dalla storia della società sportiva della Città che, dopo il calcio e la pallavolo, ha regalato più lustro (mi riferisco alla Scherma Modica presieduta da mio padre dal 1984 al 1987 e che, nelle celebrazioni del suo venticinquennale e nella pubblicazione che ne è seguito ha sbadatamente dimenticato il suo primo presidente come se mai fosse esistito), transeat.
E’ una società ‘privata’, foraggiata dal pubblico sinché si vuole ma privata; è solo una questione di sensibilità che, evidentemente, non è nel dna di chi la rappresenta e di chi, attraverso essa, è assurto a posizioni di vertice dimenticando chi fosse il suo primo interlocutore quando 28 anni venne a Modica a chiedere ‘ospitalità’ per la sua idea sportiva…
Ma quando ciò succede e la firma in calce della ‘dimenticanza’ è quella dell’istituzione prima di Modica, allora la cosa è grave; ed il rammarico, questa volta, non ho inteso tenermelo dentro. Perchè non è giusto; e perché Raffaele Galazzo non lo merita…

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