Infermiere sotto inchiesta, Modica, l’indagine si allarga

L’indagine sull’infermiere dell’Ospedale Maggiore arrestato dai carabinieri per detenzione di sostanze stupefacenti e peculato si allarga a macchia d’olio. I carabinieri sono ripetutamente tornati nel nosocomio, dove hanno preso possesso di documento e atti forniti dal direttore sanitario, Piero Bonomo, che ovviamente, tendono a fare luce su numerosi aspetti: la posizione di Vincenzo Giummarra e di altri suoi colleghi e la provenienza dei medicinali, in gran parte con effetti dopanti, trovati a casa dell’uomo che, successivamente, era stato rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame di Catania, a seguito di istanza del suo difensore, l’avvocato Enzo Cavallo. Un fatto importante è che il direttore sanitario, Bonomo, non è stato sinora mai interrogato, mentre nel registro degli indagati, oltre a Giummarra e a un altro collega dipendente dello stesso ospedale già denunciato nella contemporaneità del provvedimento restrittivo, sono finiti altri cinque infermieri operanti in strutture diverse, e questo a seguito di un controllo effettuato presso un’agenzia di onoranze funebri dove sarebbero stati trovati nomi e appunti vari che riconducevano agli interessati. I carabinieri, su delega della Procura della Repubblica, stanno lavorando a trecentosessanta gradi anche per stabilire la provenienza dei medicinali sequestrati che, pare, non provengano dalla farmacia dell’Ospedale Maggiore ma da altri nosocomi della provincia di Ragusa. L’Asp, frattanto, sembra decisa a costituirsi parte civile nel più che possibile processo penale perché potrebbe configurarsi il reato di furto riguardo ai medicinali per cui sarebbe, oltremodo, un atto dovuto, mentre Giummarra, dopo la remissione in libertà dai domiciliari dove era stato associato dopo la notifica della custodia cautelare, non è stato ancora integrato e, addirittura, sarebbe a forte rischio di licenziamento.

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