La vicenda giudiziaria al mercato ortofrutticolo di Vittoria. Aiello: “Il valore dell’iniziativa assunta dalla Procura è storico “.

“Il valore dell’iniziativa assunta dalla Procura è storico. Al di là delle vicende processuali e della dialettica giudiziaria deve essere chiaro che per la prima volta lo Stato, con la S maiuscola, mette le mani seriamente sui profili di illegalità che connotano la filiera agroalimentare non solo nel Sud Italia e non solo nei mercati”. E’ Francesco Aiello, presidente del Movimento territoriale di Azione democratica, a dichiararlo dopo il dissequestro dei box del mercato ortofrutticolo di contrada Fanello a Vittoria deciso dal Tribunale della Libertà. “I produttori – sostiene Aiello – perdono il controllo sul loro prodotto non appena lo raccolgono. Dentro la serra sono i padroni del loro lavoro, ma appena staccano dalla pianta il prodotto entrano nel girone infernale della illegalità. Questo muro è quello da abbattere, il muro che ha allontanato i processi commerciali dalla legalità, il muro che si frappone all’azienda agricola come un ostacolo da rimuovere per affermare il libero scambio delle merci agricole, strette nella tenaglia della speculazione parassitaria. L’indagine della Procura ha aperto brecce nel muro della illegalità che blocca ogni possibilità di crescita del sistema agricolo e commerciale”.

“Ognuno – continua Aiello – deve fare la propria parte: non è tempo di avere riguardi per nessuno, né con riferimento al passato e neppure al presente o al futuro. Ciò vale anche per le doverose iniziative che l’Amministrazione deve assumere a tutela della Legalità nell’aspetto specifico della doppia attività e dell’emergenza del prezzo. L’indagine non si esaurisce certamente negli aspetti burocratici dei box né tutte le situazioni relative alle autorizzazioni sono identiche. Ma la vera questione, la novità assoluta, è nell’avere individuato il bandolo lungo della matassa dell’illegalità commerciale, delle truffe, del taroccamento delle merci, delle provvigioni illegali. Per vendere la propria merce bisogna prima pagare un balzello improprio, chiamiamolo così, dal 5 al 12% e poi accontentarsi della benevolenza dell’acquirente, in moltissimi casi lo stesso percettore della provvigione, quei commissionari che impongono sistemicamente nei mercati il loro dominio. Una matassa che arriva nel cuore dei grandi mercati del Nord, delle società in cointeressenza mascherata per fare a pezzi il valore reale dei prodotti in vendita, sempre al ribasso, sempre in affanno, sempre marcati dall’importazione taroccata di prodotti provenienti da altri Paesi e immessi nei mercati come prodotti italiani. Si tratta di una grande iniziativa giudiziaria per restituire legalità alle transazioni commerciali e disarcionare le mafie dalla filiera agroalimentare. Se l’Italia non riesce in questo obiettivo ogni speranza di restituire una prospettiva di vita alle aziende agricole sarà vanificata. Chi attacca a testa bassa la Guardia di Finanza o la Procura lo fa per calcolo e interesse. Si sentono forti e fanno sistema. E la politica meschina soggiace, fiancheggia, sostiene: questo aspetto delle chiusure per fatti amministrativi è solo un momento, non certamente il più rilevante. I casi sono diversificati e non c’è alcuna bandiera da issare come fa il Pd. Ai produttori, stremati dalla crisi e costretti alla subordinazione dalla dipendenza dal sistema, rivolgiamo il nostro appello a denunciare e contestare l’illegalità della doppia attività e delle vendite bloccate dalla speculazione, riconoscendo anche l’esistenza di gente per bene, dentro e fuori il mercato: ma il sistema è marcio, è contro gli interessi delle aziende e sopravvive come risposta speculativa che taglia le gambe a tutti. Esso va riformato abbattendo il sistema delle provvigioni illegali. Dobbiamo fermamente respingere l’appello all’unità degli onesti con i disonesti, l’appello a unire assieme Legalità e Speculazione, Mafia e Antimafia. Questa battaglia è la nostra. Battaglia contadina. Battaglia del territorio. Battaglia contro i poteri forti della illegalità. Da tanti anni questo sistema domina la commercializzazione. Ora che lo Stato ha assunto l’iniziativa, dobbiamo renderci conto che la rinascita può partire solo dall’abbattimento di ogni forma di illegalità speculativa e di complicità con le mafie che controllano le dinamiche commerciali”.

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